Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:26 min.
Etichetta:Victory
Distribuzione:GetSmart

Tracklist

  1. FALSE IDOLS FALL
  2. MY OTHER SIDE
  3. WAKE THE DEAD
  4. THE TROUBLE I LOVE
  5. TALK IS CHEAP
  6. PARTNERS IN CRIME
  7. OUR DISTANCE
  8. BRIGHT LIGHTS KEEP SHINING
  9. FALLING APART
  10. LOSING PATIENCE
  11. FINAL GOODBYE

Line up

  • Scott Wade: vocals
  • Andrew Neufeld: vocals, guitars
  • Jeremy Hiebert: guitars
  • Kevin Call: bass
  • Kyle Profeta: drums

Voto medio utenti

Questi sono i cd che piacciono a me: lavori "senza tanti fronzoli" nei quali non ci sono pezzi inutili che servono unicamente a far numero, ma solo canzoni che meritavano di essere pubblicate. Eh sì, i Comeback Kid sono riusciti ad azzeccare proprio tutto quando hanno concepito "Wake the dead": hanno saputo dar vita a brani belli e d'impatto, arricchiti da testi intelligenti e non scontati, ma sono anche stati capaci di creare un bel mix tra l'hardcore old-school e quello più "evoluto". Innanzi tutto devo far notare che il quintetto di Winnipeg (Canada) si è formato da pochissimo (nel 2002), ma nonostante questo ha già una nutrita schiera di fan in giro per il mondo. I motivi vanno ricercati soprattutto nel successo ottenuto con l'album di debutto, intitolato "Turn it around" (2003), e nella partecipazione a numerosi festival e tour in compagnia di gente come Terror, Throwdown e Every Time I Die. Questo secondo disco dimostra che tutti coloro che avevano creduto nei CK non si erano sbagliati, difatti gli undici pezzi inclusi sono davvero un concentrato di energia e di furore, ma allo stesso tempo riescono ad arrivare al cuore dell'ascoltatore grazie a una serie di passaggi melodici di brivido. Provate a immaginare i vecchi Agnostic Front o gli Youth Of Today mescolati con una buona dose di emo-core ed avrete un'idea di cosa ci propongono i canadesi, che sono particolarmente abili nel dosare l'aggressività e l'impeto, e che oltretutto non trascurano mai elementi come l'immediatezza e il dinamismo quando compongono i loro brani. In poche parole i cinque hanno imparato alla perfezione la lezione impartita dai grandi gruppi degli anni ottanta (creando cioè canzoni brevi, veloci, intense e ricche di cambi di tempo), ma in più hanno aggiunto molti elementi "moderni", cosa che li farà apprezzare tantissimo da chi ha scoperto questo genere di sonorità solo recentemente, ma anche da coloro che, in passato, stravedevano per il cosiddetto NYHC. Una gran bella band insomma, che di sicuro continuerà a far parlare molto di sé negli anni a venire, e che per adesso ci ha regalato un dischetto davvero niente male...
Recensione a cura di Angela 'Grendel' Benemei

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