Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:44 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. OCEANS COLLIDE
  2. NEW HORIZONS
  3. SHAPING A SINGLE GRAIN OF SAND
  4. ILLUMINATE THE TRAIL
  5. MEANDER
  6. EROSION
  7. THE FOURTH PRIME
  8. ZMAN
  9. TIMELESS

Line up

  • Daniel De Jongh: vocals
  • Joe Tal: guitars
  • Bart Hennephof: guitars
  • Stef Broks: drums
  • Remko Tielemans: bass
  • Uri Dijk: synths

Voto medio utenti

È per colpa (o merito) di gruppi come i Textures che band prog di riferimento come i Dream Theater sono costrette a darsi al musical/rock opera (come dimostrato dal recente "The Astonishing"). Perdonate la provocazione volutamente ironica ma la verità è proprio questa: il progressive di oggi è "altra cosa" rispetto a quello a cui siamo stati abituati per tanti anni e non basta più il nome altisonante per poter continuare a far parte dei giochi. Dopo quattro anni di silenzio e con un nuovo chitarrista (Joe Tal), gli olandesi ci consegnano "Phenotype" (prima parte di un concept il cui secondo e ultimo capitolo "Genotype" verrà rilasciato l'anno prossimo), e ci dona una formazione in invidiabile stato di grazia sempre a cavallo tra le "mille" influenze che vanno dal djent al death, dall'alternative al prog. "Oceans Collide" è un pugno nello stomaco con un Daniel de Jongh sugli scudi, un inizio indiscutibilmente deciso per un disco molto eterogeneo dal punto di vista dinamico. Si prosegue con "New Horizons", più canonica strutturalmente parlando (e quasi mainstream), così come la successiva e ritmicamente intricata "Shaping A Single Grain Of Sand". Si vira verso territori più progressivi con "Illuminate The Trail", mentre "Meander" altro non è che un preludio percussivo/batteristico a "Erosion". "The Fourth Prime" è l'altro brano lungo del lotto, un concentrato di "Textures-sound" che conduce al finale "Zman"/"Timeless", accoppiata "soft" (per quel che vale il termine, le virgolette sono d'obbligo) dove viene dato ampio spazio alle tastiere di Uri Dijk. La breve durata dell'album rende l'ascolto accessibile così come la produzione, nella migliore tradizione Nuclear Blast, suona potente e definita. Si vocifera di una seconda parte "monotraccia", staremo a vedere nel 2017 se è vero. Un disco per tutti? Forse no, ma credo sinceramente che i fan della band possano ritenersi più che soddisfatti.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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