Nonostante i titoli delle prime due canzoni, "Revelations" e "Maiden Of Steel", facciano pensare agli Iron Maiden (ok... sono io che li vedo ovunque!), è poi subito evidente come i nostri Thy Majestie non abbiano stravolto la loro proposta musicale, che si conferma un power metal sinfonico di alto livello. Si può tuttavia constatare come i Thy Majestie abbiano accentuato l'aggressività e l'immediatezza delle proprie composizioni, ben supportati in questo dal nuovo cantante Giulio Di Gregorio, in possesso di una voce ed una timbrica parecchio diversa da quella del suo predecessore Dario Grillo. Di Gregorio riesce, infatti, a ricordarmi contemporaneamente Roy Khan (Kamelot) e Kai Hansen, e restando in tema, in qualche passaggio (come ad esempio su "Maiden Of Steel" o su "The Trial") sembra proprio riecheggiare lo stile dei Gamma Ray.
Come è evidente sin dal titolo del disco e dalla sua affascinante copertina, il nuovo disco dei Thy Majestie è ancora un concept e, dopo la battaglia di
Hasting, rimaniamo nuovamente all'estero, affrontando stavolta le vicissitudini di Giovanna D'Arco.
Lungo le dodici tracce di "Jeanne D'Arc" si snodano le imprese dell'eroina francese, dalle rivelazioni divine, ai campi di battaglia contro gli inglesi, sino al processo farsa che la portò sul rogo. Le canzoni si adattano alle diverse situazioni, con largo impiego di introduzioni e di cori, come ad esempio gli affascinanti inserti di canto Gregoriano, che affiorano già sull'opener "Revelations", un'introduzione dai toni cinematografici che prelude a "Maiden of Steel", un up tempo tirato (o meglio sospinto dal drumming di Claudio Diprima e dal basso di Dario D'Alessando) e veloce, con le chitarre di Maurizio Malta e Giovanni Santini ad incrociarsi ed a rincorrere le tastiere di uno strepitoso Giuseppe Bondì. Squilli di tromba preludono all'evocativa "The Chosen", sinfonica e possente, uno dei pezzi migliori di un disco dove non ci sono mai cali qualitativi e nemmeno di tensione. A tenere alti i ritmi ci pensano brani come "Ride To Chinon", l'efficace e bellicosa accoppiata composta dalle heavy "... For Orleans" e "Up To The Battle". "Siege Of Paris" esprime invece sentimenti di rabbia e disperazione, ed è davvero bravo Di Gregorio ad interpretarne il feeling, e ad essere poi in grado di ripetersi sulla successiva "Time To Die", la più malinconica e struggente dell'album.
Per l'occasione, i Thy Majestie hanno scelto di snellire la componente orchestrale e sinfonica, conglobando la maggior parte delle introduzioni nelle diverse canzoni. Fanno un'eccezione per "March Of The Brave" che annuncia "The Rise Of A King" (gran pezzo dall'andamento alla Kamelot) e per la tetra "Inquisition" che ci introduce invece alla maestosa suite conclusiva, "The Trial", un brano che nei suoi nove minuti rende onore alle capacità compositive ed esecutive dell'intera band.
Dopo "The Lasting Power" e "Hastings 1066", ecco l'ulteriore conferma del valore dei Thy Majestie.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?