Un viaggio allucinato e allucinante.
Questa è l’unica definizione per definire il secondo lavoro degli australiani
Grave Upheaval che, come il precedente lavoro, non ha alcun titolo e così come non lo hanno le canzoni. Lo trovate strano o bizzarro? Anche io lo pensavo prima di sentirlo, ma al termine dell’ascolto sono arrivato ad una semplice conclusione: sono completamente inutili, degli orpelli belli e buoni.
“II” (chiamiamolo così per mera comodità) è qualcosa di intimamente sporco, gorgogliante e disturbante. Definire apocalittico Il death/doom del duo australiano è riduttivo: è come attraversare una distesa buia popolata da incubi senza nome, da esseri affamati che scrutano nell’ombra. Perché “II” è praticamente un esoterico lavoro strumentale in cui le tracce vocali sono costituite esclusivamente da sospiri gutturali e sofferti lamenti, più o meno lontani in cui, impegnandosi, sembra sia possibile intuire il suono di qualche parola.
Angoscia allo stato solido - l’album è una delle cose più malate che abbia sentito negli ultimi mesi – “II” porta ulteriormente avanti il discorso iniziato anni fa da band quali Disembowelment e Grave Miasma, riuscendo però nell’impresa di rendere l’atmosfera ancora più soffocante ed ammorbante.
Un lavoro folle, partorito da menti lucidamente malate: siete pronti a farvi prendere per mano dall’oscurità?
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