Cosa dire di nuovo di una band che in 32 anni di carriera ha contribuito a forgiare e tramandare negli anni l’hardcore in pieno New York style? Poco e niente, soltanto che “
Wake the sleeping dragon!”, il dodicesimo album in studio per il gruppo dei fratelli
Koller, ci riconsegna i
Sick Of It All in formissima, e le diciassette schegge impazzite che lo compongono non sfigurano affatto se paragonate ai vecchi classici della band, anzi, sono sicuro che almeno due o tre di questi brani entreranno di diritto nella scaletta live e ci rimarranno a lungo.
Coerenza ed integrità sono le due parole che prepotentemente vengono in mente quando parli dei SOIA e quando ascolti i loro album. Una carriera imponente, sempre ai vertici della scena, senza mai un calo evidente di forma, e la certezza, per i fans, di non essere traditi mai da quattro persone che hanno rinunciato ai soldi facili e sono andate dritte per la propria via, senza mai deviare direzione. Come dichiarato dalla band stessa in diverse interviste rilasciate di recente, la loro attenzione al sociale e alla politica non è venuta mai meno in questi anni, e alcuni brani del disco lo dimostrano in pieno, basti prendere come esempio titoli più che esemplificativi come “
Always with us”, “
Robert Moses was a racist” oppure “
The new slavery”. Al tempo stesso, però, i SOIA non mancano di inserire qualche episodio più leggero e sbarazzino, perlomeno a livello concettuale, non musicalmente parlando, e di spigionare il lato sarcastico ed ironico che da sempre li accompagna, come nel caso di “
Hardcore horseshoe” o “
Beef between vegans”, per fare due esempi più che lampanti.
17 canzoni, dicevamo, mezz’ora scarsa di durata complessiva. Tutto ciò rende “
Wake the sleeping dragon!” fresco ed immediato, non ci sono riempitivi e la band non ha la necessità di allungare il brodo, infatti la durata media si assesta come sempre sui due minuti a brano. E le canzoni suonano tutte al passo coi tempi, pur essendo maledettamente e stupendamente old style, oltre che assolutamente grintose ed energiche, e questo la dice tutta sulla capacità compositiva dei nostri. Lo stile è il solito, e cioè un mix tra il classicissimo NYHC e lo street punk alla Exploited, e d’altra parte perché aspettarsi altro da loro? I SOIA non deludono e non tradiscono, e questo ultimo capitolo della loro ricca discografia sta qui a dimostrarlo in pieno. Una garanzia!
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?