È un progressive metal moderno e personale quello degli italianissimi
Althea. In
"The Art Of Trees" le influenze della band milanese sono tante, ma vengono filtrate con gusto e caparbietà durante tutta la durata del full-length.
Ci sono le soluzioni meno scontate dei
Fates Warning (
"Deformed To Frame" deve sicuramente qualcosa all'opera di
Jim Matheos), le linee vocali di scuola teutonica alla
Vanden Plas (
"The Shade", con la riuscita "incursione" sassofonistica), i
Porcupine Tree del periodo
"Deadwing" (
"Evelyn" e
"Not Me") e i
Queensrÿche di fine Anni Ottanta nelle aperture melodiche più insperate (
"Away From Me", "Burnout").
Atmosfere pesanti si fondono con cantati avvolgenti, episodi semplici nella struttura si rivelano sofisticati nell'arrangiamento, sequenze elettroniche e performance si alternano senza soluzione di continuità dando il meglio di sé nella titletrack, quasi dieci minuti di idee mai banali esposte in maniera magistrale.
Insieme ai
Methodica, un'altra realtà nostrana da tenere sott'occhio.
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