Da anni ormai, nei pomeriggi di ozio al
Bar del Metallo, divampa il dibattito circa l’appartenenza o meno dei
Secrets of the Moon all’oscura galassia dell’estremo.
Ebbene: la discussione -che, ad onor del vero, già in occasione del precedente “
Sun” acquisiva contorni piuttosto pretestuosi- viene tarpata definitivamente dal neonato “
Black House”.
Il settimo
full length del quartetto teutonico recide in modo tombale ogni rimando alle influenze
black,
doom e
post, in favore di più suadenti sentori
gothic e
grunge, senza dimenticare un tocco
dark ottantiano alla
Fields of the Nephilim.
Quindi spazio a
clean vocals, produzione dal notevole nitore, distorsione gentile delle chitarre e brani dalle architetture canonicamente
rock.
Lo so, lo so: si tratta di un percorso di evoluzione a cui dozzine di band hanno strizzato l’occhio (alcune delle quali, tra l’altro, già un quarto di secolo fa).
Discutiamo quindi di un approdo sonoro di innegabile ammorbidimento, piuttosto anacronistico, tutt’altro che originale… ma non per questo da demonizzare!
“
Black House” infatti, pur non facendo gridare al miracolo, si rivela ascolto piacevole ed appagante.
Merito di composizioni come “
Don’t Look Now” e la
title track, pregne di una livida mestizia in grado di evocare lo spirito degli
Alice in Chains, come “
Veronica’s Room”, che trasuda
Tiamat da ogni poro, o come “
Earth Hour”, sorta di ponte aureo in grado di collegare i
Paradise Lost di “
Draconian Times” e gli
Amorphis di “
Am Universum”.
Peccato per l’assenza di una
hit tritatutto (che in un
platter del genere sarebbe servita come il pane) e per l’eccessiva staticità del
songwriting (molte strofe paiono pressoché sovrapponibili, e gli strappi ritmici si contano sulle dita di una mano).
Oltre a ciò, alcuni brani suonano piuttosto sottotono; citerei in tal senso la superflua “
Cotard” e l’appesantita doppietta “
Heart” / “
Mute Gods”.
Al netto delle criticità appena esposte, “
Black House” finisce comunque nei miei annali come ennesimo buon capitolo di una discografia solida e cangiante al tempo stesso.
I
Secrets of the Moon non avranno più nulla a che spartire con la
band che furono, e con ogni probabilità i tempi migliori sono ormai alle spalle; tuttavia, i Nostri dimostrano di avere ancora qualche cartuccia da sparare.
A voi decidere se farvi colpire o meno.
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