Ora che al cimitero dei trend fa bella mostra di sè anche una lapide con incisa la parola "metalcore", tutte le band che in qualche misura hanno contribuito (o semplicemente hanno sfruttato) a forgiare questo genere musicale devono fare i conti con la sua definitiva morte. E i Killswitch Engage non fanno certo eccezione, finendo per trovarsi di fronte a un bivio: riproporre pedissequamente gli stilemi di un genere ormai spacciato (e passare per un gruppo privo di personalità) o cercare di evolvere il proprio sound, mostrando al mondo di avere classe da vendere. Fortunatamente il quintetto di Boston imbocca la seconda strada, sicuramente più erta e difficoltosa della prima ma decisamente quella che da più soddisfazioni.
"As Daylight Dies", quarto capitolo in studio dei KsE si pone quindi come obiettivo quello di mantenere ben salde le radici del gruppo, nutrendole al contempo di nuova linfa vitale e di nuove influenze in modo da arrichhire il sound primigenio dei cinque ragazzi di Boston. Già i primi secondi di "Daylight Dies" bastano per far capire che l'aria che tira in casa Killswitch è cambiata: si avverte un certo retrogusto swedish con i ritmi che sono calati di molto rispetto agli standard di "The End Of Heartache" e "Alive Or Just Breathing", ricercando una maggiore eterogeneità a livello strutturale. Howard Jones predilige la voce pulita, growlando di tanto in tanto e lasciando sostanzialmente ai backing vocals di Adam Dutkiewicz le parti più aggressive. Il ritornello è un tripudio di melodia, come da migliore tradizione Killswitch Engage, efficace e subito memorizzabile. I ritmi rimangono sostanzialmente invariati anche con la successiva "This Is Absolution", dove Howard Jones ritorna a ruggire, salvo l'immancabile apertura melodica del ritornello, dove anche le chitarre si placano ulteriormente sovrapponendo a un arpeggio dei bicordi più pesanti. Tralasciando una descrizione track by track del disco, si può affermare che con "As Daylight Dies" i Killswitch Engage tentino di dare una maggiore consistenza alla loro proposta musicale, slegandosi dalle influenze più hardcore/thrash oriented e ricercando una più marcata complessità dei pezzi, costringendo l'ascoltatore a scavare in profondità per poterli assimilare a dovere. Un'operazione che in alcuni casi riesce, basti pensare a "Daylight Dies", "Unbroken" o volendo anche "For You", mentre in altri proprio non convince, ad esempio "My Curse". Nel tentativo di arricchire il proprio sound i Killswitch Engage rilasciano il piede dall'acceleratore e preferiscono fare affidamento alle parti più melodiche piuttosto che agli scream e i growl del cantante, che però risultano fiacche, tant'è che si ha l'impressione di ascoltare lo stesso ritornello venti volte durante tutto il disco. Ma se in "The End Of Heartache" c'erano canzoni efficaci e incisive alle spalle, lo stesso non accade in "As Daylight Dies" che purtroppo finisce per stufare. Sicuramente a livello sonoro si sente la volontà del gruppo di rinnovarsi, ma purtroppo la ricetta alla base delle undici tracce dell'album, deboluccia già di per sè, viene ripetuta sistematicamente provocando sbadigli a profusione in chi ascolta.
Essendo i Killswitch Engage una delle band di punta della Roadrunner, la label non si è tirata certo indietro e ha forniti tutti i dindi per una produzione ottima, con chitarre piene e ben definite, batteria ben calibrata e in generale un suono pieno e corposo. Peccato che al di là della forma manchi un po' di sostanza.
"As Daylight Dies" presenta degli spunti interessanti, tesi a rinnovare la musica dei Killswitch Engage, ma c'è ancora da lavorare per risolvere alcuni inghippi. Per intanto vediamo di accontentarci e diamo tempo a questi cinque ragazzi di poter maturare per poterci regalare in futuro un altro discone come "The End Of Heartache". In fondo hanno ancora molta strada davanti.
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