Citando un famoso racconto kinghiano, a volte ritornano, quindi un bentornato dopo una lunga pausa agli arancioni.
Perché la band death metal torna dopo dodici anni con un nuovo Ep che è un manifesto di coerenza estrema, non è immobilismo, perché qui c’è anche tanta fantasia e bei brani.
Solo tre pezzi per un totale di meno di un quarto d’ora di musica e soprattutto possiamo assaggiare il lavoro svolto dal nuovo batterista
Damiën Kerpentier dei
Sephiroth che sostituisce il decano
Seth Van De Loo.
Si parte con la titletrack aperta da un arpeggio melodico per poi ecco arrivare la gragnuola di colpi senza pietà alcuna sul groppone con riffing serrati e tremolo a manetta con cambi di tempo.
Il vocione è una garanzia che duetta con vocals più acide, la sezione ritmica fa vedere cosa vuol dire varietà di stile e gran solo armonizzato.
“
Entangled in hate”, è veloce, distruttivo e senza alcun rimorso nel voler stampare al muro l’ascoltatore.
Il nuovo entrato colpisce con un drumming furente con però tocchi di rullate e sezioni cadenzate con gran spolvero della doppia cassa e chitarre che macinano riff intensi e maligni.
Il terzo ed ultimo brano non si ferma e colpisce a fondo; sembra di stare sotto i colpi di una mitragliatrice talmente sono precisi e violenti con rullate a dare il la a riff tritaossa.
Ma non è tutto, perché il solo è gustosamente melodico ed azzeccato, ciò fa ben vedere le qualità degli axemen, il tutto si chiude con un arpeggio tornando al punto di partenza.
Ragazzi miei, per fare death metal non occorre la scienza infusa ma sana passione e capacità tecniche e questi olandesi sono da adorare.
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