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Nyrst si sono formati nel 2016 a Reykjavik, in Islanda, con l’intento dichiarato – comune a molti gruppi nordici – di creare con la loro musica il paesaggio sonoro più freddo, inquietante e asettico mai concepito.
Dopo aver dato alle stampe un demo e il primo full-length nel 2020,
"Orsök", tornano a fine 2023 con il nuovo album, “
Völd”, con il proposito di rendere omaggio agli immensi vulcani dell’Islanda.
Il termine “Völd” si traduce approssimativamente in “forza, potere o potenza”, e qui gli islandesi cercano di evocare, con la loro musica, la durezza implacabile e spietata che le forze della natura hanno imposto su ogni essere vivente della loro inospitale terra, durante il corso dei secoli.
Con l’intenzione di trovare il combustibile adatto ad alimentare la loro fiamma nera si sono recati, per scrivere e provare i brani, a pochi chilometri da un vulcano attivo sperso tra le lande desolate e sterili dell'Islanda.
I
Nyrst da come suonano non sembrano una band quasi esordiente, bensì una realtà ben più navigata.
Völd è caratterizzato da un guitar work molto minimale ma sempre incalzante e avvincente; concatenazioni di note inquietanti e spesso lente che poi deflagrano in progressioni che mutuano i loro riff da vari generi – oltre al black – tra cui heavy, talvolta stoner e molto death metal per quel che riguarda le intense sfuriate sonore.
Il lavoro dietro le pelli di
Sveinbjörn è sempre essenziale, senza né particolari effetti “speciali” né ritmiche esasperate e monocorde; tutt'altro si punta molto sulla fantasia e sulla capacità evocativa… Da citare il particolare uso dei piatti nelle fasi introduttive dei brani – che si amalgamano alla perfezione con i basilari accordi di chitarra –, e in generale nei momenti dove risulta più importante il tocco e l’estro, piuttosto che il dato tecnico in sé e per sé. Personalmente mi ha richiamato alla mente alcuni frangenti del
Lombardo di
"South of Heaven” (1988) e
"Season in the Abyss” (1990).
Probabilmente uno dei punti più forti del gruppo è il cantato – rigorosamente in lingua madre – che risulta davvero fuori dagli schemi, a cavallo tra un growl e uno scream con molte parti “clean” che variano dall’urlato a un parlato declamatorio che contribuisce, insieme al resto della miscela gelida dei
Nyrst, ad ammantare il platter di una sontuosità avvincente, degna erede di pietre miliari come “
Hammerheart” (1990).Tuttavia i giovani islandesi non guardano solo nella direzione dei
Bathory, bensì a tutta la scena scandinava degli anni ‘90, e forse in maniera leggermente più marcata agli episodi più melodici e atmosferici degli
Immortal, oltreché ai primi capolavori degli
Enslaved.
Fortunatamente però il tutto è presente sotto il dominio della loro fortemente sviluppata capacità di soggettivazione, che rende
"Völd" un prodotto autentico e quasi unico nel suo genere.
Sontuosità mistica, passaggi epici, legame di sangue con la propria terra, potenza, desolazione, inquietudine, e in certi passaggi senso di catastrofe imminente: sono queste le parole chiave per decifrare il nuovo lavoro dei
Nyrst.
...A voi l’onore di smarrirvi il cuore.
Recensione a cura di
DiX88
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