Gli
Inerth sono una band nata a Madrid all'inizio del 2019, subito dopo lo scioglimento del loro precedente progetto Grindcore, i
Looking For An Answer.
Con una line-up composta da musicisti veterani aventi alle spalle più di vent'anni di esperienza, gli
Inerth si muovono su coordinate stilistiche sperimentali che amalgamano al loro interno musica Industrial, Death, Sludge e Doom Metal.
A metà del 2019 registrarono e pubblicarono il loro omonimo EP di debutto; in seguito nel 2020 rilasciarono un demo e nel 2022 il primo full-length:
"Void".
Si ripresentano in questa estate 2024 con l'EP
"Hybris", rilasciato tramite l'etichetta
Abstract Emotions.
Un lavoro indubbiamente ispirato dall'Industrial del periodo più ruvido dei
Godflesh, mi riferisco a quelli di
"Streetcleaner" (1989),
"Pure" (1992) e "
Selfless" (1994), e altresì a quelli più variegati degli ultimi lavori - stile
"Purge" (2023) per intendersi.
Gli spagnoli presentano anche una componente Sludge molto pesante mutuata dai
Neurosis a cui si aggiunge una tendenza Alternative-Nu metal dal mood tipicamente anni '90. Inoltre vi è un feeling Post-Punk nelle clean vocals con rimandi a
The Cure e
Joy Division piuttosto interessanti, in quanto presentano un sentore etereo, accostabile per certi aspetti al Cyber-Metal dei
Fear Factory, che ben si sposa con l'insieme compositivo.
I brani si muovono tendenzialmente su costrutti prospettici, che dunque si proiettano su piani musicali eterogenei, riuscendo a preservare un nucleo di coesione molto forte che nell'insieme rende la loro musica non troppo difficile da assimilare.
Nel complesso il sound è decisamente potente e con una moderata attitudine lo-fi che per i nostalgici dei vecchi suoni lo renderà piuttosto piacevole. I pezzi sono abbastanza intricati e ben bilanciati tra melodie, rallentamenti paludosi e asfissianti, caratterizzati da riffs e ritmiche Sludge schiacciasassi; dove grazie a varie sfuriate tendenti al Death Metal si evita che si instauri una staticità eccessiva. Staticità che sarebbe potuta scaturire dall'andamento ipnotico e ripetitivo di varie soluzioni adottate dagli
Inerth. A tal proposito, e in generale come esemplificativa dello stile degli spagnoli, mi sento di citare
"A.I.", dove potrete trovare la coesistenza dinamica di tutti gli elementi di cui ho fatto menzione.
"Hybris" è un EP molto piacevole e dal facile ascolto; non tanto perché la proposta sia banale, anzi, tutt'altro (come si può evincere da ciò che ho appena scritto); bensì perché facilitato dalla breve durata (poco meno di 19 minuti); e soprattutto per merito della forte coesione interna, di cui abbiamo precedentemente fatto menzione, oltreché del gusto ear catcher che gli
Inearh sono stati capaci di infondere a queste quattro tracce.
Recensione a cura di
DiX88
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