I francesi
Dagoba hanno rilasciato a metà giungo di quest'anno il loro ottavo full-length:
"Different Breed", sotto l'egida della
Verycords.
Si tratta di un album che si muove più o meno sulle medesime coordinate dei suoi predecessori, pur rimodulando e ricalibrando gli ingredienti che formano la miscela della loro peculiare proposta sonora.
"Different Breed" è un lavoro piuttosto agevole che si muove su coordinate Industrial/Groove dai forti connotati Thrash/Death, spesso avvolti da spettri sonori tipicamente appartenenti alla variante Cyber, introdotta dalla metà degli anni '90 dai
Feat Factory. Numerosi sono gli inserti melodici e le clean vocals che, altresì, qui non prendono la forma disanimata propria della band di
Cazares, bensì incorporano un certo afflato Metalcore, un po' troppo commerciale a mio avviso, pur mantenendo, fortunatamente, un moderato grado di meccanicizzazione cibernetica, sulla scia di realtà come i
Sybreed - di cui condividono anche molti altri risvolti sonori (a tal proposito, mi viene da porvi all'attenzione il secondo LP degli svizzeri uscito nel 2007:
"Antares").
Certo non un platter rivoluzionario e, a dire il vero, sentire certi cori smielati e banali sulla scia di
"Vega", urta un po' il mio senso estetico. Nonostante ciò il disco presenta anche svariati momenti avvincenti e degni di nota; in particolar modo quando i
Dagoba spingono sull'acceleratore, o quando scalano la marcia senza ricercare soluzioni acchiappa fan, ma in luogo di asfissianti passaggi dal sentore Sludge; punto su cui, a mio avviso, dovrebbero lavorare ulteriormente, insieme ad alcune intuizioni nei mid-tempo dilaniati da ripartenze tritaossa come quelle contenute in
"Minotaur".
I
Dagoba frequentemente vengono accostati ai connazionali
Gojira – di cui chi vi scrive non è un particolare estimatore –, tuttavia, a mio avviso, il livello è decisamente più scarso, e soprattutto meno ricercato stilisticamente.
"Different Breed" è un disco di facile ascolto, pieno di passaggi forti dal profilo dell'impatto sonoro ed estremamente catchy, ai limiti del fastidioso, per quanto riguarda le dinamiche più melodiche. Mentre più interessanti, coinvolgenti ed esteticamente pregevoli, risultano alcuni ricami elettronici – a tal proposito rimando il lettore all'introduzione suggestiva e struggente di
"Alpha" (impreziosita anche da un uso magistrale delle tastiere).
La nuova release dei francesi sicuramente, per gli amanti del genere, può rappresentare un'alternativa piacevole, un'avventura breve di fine estate… Che potrebbe finire nell'immediato presente per non tornare mai più, come ripresentarsi in futuro…
Recensione a cura di
DiX88
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