(03 aprile 2011) European Carnage: Slayer/Megadeth - Roma - Pala Atlantico

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Provincia:RM
Costo:non disponibile
Devo essere sincero… nonostante la grandezza dei due gruppi coinvolti in questa serata, qualche tempo fa avevo pensato ad un mezzo flop, sia per il prezzo esagerato del biglietto, sia per l’annuncio della presenza (finalmente) dei Big 4 qui in Italia a Luglio, peraltro ad un prezzo più che abbordabile e di poco più alto di quello di questa sera. Fortunatamente ho dovuto ricredermi, in quanto la temuta diserzione dei kids del centro sud non c’è stata, e quindi mi sono ritrovato in un Pala Atlantico pieno in ogni dove, con un buon numero di persone rimaste fuori a bocca asciutta, venute comunque davanti alla struttura nella speranza di trovare qualche biglietto, nonostante l’annuncio del sold out di qualche giorno fa. L’inizio dei concerti è fissato per le 19.30, orario insolito a dirla tutta, e quindi, complice anche un traffico assurdo sia al casello autostradale che in città (rientro dalla gita domenicale fuori porta, la partita Roma-Juventus), arrivo nel palazzetto proprio sulle ultime note dell’ultimo pezzo dei Sadist. Non me ne vogliano i fans della band di Tommy, ma purtroppo non è dipeso da me… Chiedendo un po’ in giro, mi è stato detto che la band ligure si è resa partecipe della solita ottima performance, ribadendo, se mai ce ne fosse bisogno, di aver raggiunto, ormai, un livello qualitativo decisamente notevole.

Il tempo di salutare un po’ di marmaglia, e mi appropinquo sotto il palco per scattare le foto. I tecnici sono ancora al lavoro per sistemare le ultime cose prima dello show, quando finalmente la musica di sottofondo si interrompe, le luci si spengono, e un boato accoglie sul palco i Megadeth. Ma… ma… ma come? Ma si può iniziare uno show con “Trust”?? Beh, da parte mia la delusione è fortissima, ma a quanto pare sono uno dei pochi ad essere rimasto contrariato, in quanto tutto il Pala Atlantico accompagna il buon Dave durante il pezzo. Al di là dei miei gusti, devo dire che la band appare subito in gran spolvero, anche se Mustaine sembra un po’ rintronato (non so se ubriaco, drogato, sedato, boh, fatto sta che si muoveva in maniera abbastanza goffa, oltre ad avere il viso tiratissimo), nonostante svolga il suo ruolo nel migliore dei modi. Fortunatamente la tripletta successiva (date un’occhiata alla setlist giù in basso) risolleva nettamente le sorti dello show, con tre brani entrati ormai di diritto nella storia del thrash metal. Shawn Drover picchia come un ossesso sulle pelli, e Chris Broderick si dimostra un axeman coi controcazzi, che non fa rimpiangere più di tanto il mai dimenticato Marty Friedman. Ed è un piacere vedere di nuovo al suo posto Dave Ellefson, da sempre uno dei miei bassisti thrash preferiti. Il suono stasera è nitido e potente, la band picchia duro e ci regala anche qualche chicca, come “Poison was the cure”, per esempio. Mustaine fa sfoggio delle sue inimitabili chitarre, e anche se come da copione, ormai, non è proprio al 100% con la voce, sciorina assoli su assoli spalleggiato alla grande da Broderick. Il pubblico è visibilmente caldo, e non mancano gli immancabili body surfer, con buona pace di una security particolarmente dura ed ostile nei loro riguardi (stando a bordo palco ho avuto modo di osservare bene il loro lavoro, e devo dire che almeno 3 o 4 di loro si sono fatti prendere un po’ troppo la mano, trattando i ragazzi che atterravano nel pit come carne da macello…). Grande accoglienza per “Sweating bullets” e per (purtroppo) “A tout le monde”, anche se ovviamente l’ovazione maggiore c’è stata per la tripletta finale, con l’immancabile “Peace sells” e la micidiale “Holy wars”, in cui la band ha dimostrato di essere veramente un gradino sopra tutti per quanto riguarda il techno thrash, con un’esibizione chirurgica e assolutamente priva di sbavature. Cosa aggiungere… ho visto diverse volte i Megadeth dal vivo, e questa sera ho notato, con piacere, una voglia maggiore di suonare e una freddezza notevolmente minore rispetto ai loro standard, forse complice anche il numeroso pubblico presente che non si è affatto risparmiato nell’omaggiare i propri idoli. Concerto notevole sotto tutti i punti di vista, quindi, sia tecnici che di coinvolgimento. Vedremo ora come andrà a finire la sfida con gli amici/nemici di sempre…

Setlist:
TRUST
IN MY DARKEST HOUR
HANGAR 18
WAKE UP DEAD
1,320
POISON WAS THE CURE
SWEATING BULLETS
SHE-WOLF
HEAD CRUSHER
A TOUT LE MONDE
SYMPHONY OF DESTRUCTION
PEACE SELLS
HOLY WARS… THE PUNISHMENT DUE

A dirla tutta dopo l’ottima prova dei Megadeth non è affatto facile salire su un palco e fare di meglio. A meno che non ti chiami Slayer!! Inutile girarci intorno… gli anni passano, gli acciacchi arrivano sempre più di frequente, i dischi in studio non sono all’altezza dei capolavori degli anni ’80 (almeno stando alle chiacchiere della gente, per me non è affatto così), ma dal vivo nessuno può opinargli assolutamente nulla, sono sempre la solita macchina da guerra che rade tutto al suolo e non lascia feriti. E se aggiungiamo che questa sera l’audio ha un volume veramente esagerato, potete farvi un’idea di quanto letali siano state bordate del calibro di “War ensamble”, “Silent scream”, o “The antichrist”, giusto per citarne alcune. Ma andiamo con ordine… È la titletrack del loro ultimo lavoro in studio a portare la band sul palco, e nelle prime file è subito massacro, con gente che vola a destra e sinistra. Ovviamente occhi puntati tutti su Gary Holt, per vedere quanto l’axeman degli Exodus abbia sostituito degnamente l’infortunato Jeff Hanneman. Beh, per quanto possa nutrire affetto per Gary e lo consideri un ottimo chitarrista, oltre che un’icona del thrash, ha svolto il suo lavoro in maniera impeccabile, sì, dal punto di vista dell’esecuzione, però il lato sinistro del palco è parso vuoto senza la possenza e la cattiveria di Jeff. In poche parole, a Gary manca quella malvagità insita nel biondo chitarrista degli Slayer, sia come presenza scenica che negli assoli (Gary li ha riproposti a modo suo, penso sia stata l’unica concessione fattagli da Tom e Kerry) e nel riffing serrato. Niente di grave, ovvio, però la band con la formazione originale è tutt’altra cosa. Chiarito questo punto, che dire degli altri? Mi sono ritrovato a vedere di nuovo la band dal vivo dopo 2-3 anni, e devo dire di averla trovata in forma più che smagliante. Se nessun dubbio poteva esserci sulla prova di Kerry King, da sempre sinonimo di garanzia, qualche remora l’avevo relativamente a Tom Araya. Beh, potete anche non crederci, ma il buon Tom ha ritrovato quasi completamente la sua voce, e urla che è una bellezza. Certo, niente headbanging, ma glielo si può perdonare tranquillamente vista la sua prova e la sua tenuta di palco. E Lombardo? Dave diventa ogni giorno più potente e selvaggio, è incredibile come martelli sul suo drum kit senza sosta, come se fosse ancora un ventenne e senza sbagliare un colpo… è come il buon vino, migliora con gli anni… Insomma, dal punto di vista esecutivo nulla da eccepire, e neanche riguardo la scaletta, nonostante la presenza, un po’ discussa da qualcuno, di brani come “Snuff” o “Americon”. Ma se notiamo che ci sono state anche alcune chicche come “Temptation”, “Silent scream” o, meglio ancora, “Black magic”, direi che non possiamo lamentarci. Nessuna sosta, nessun respiro, i brani scorrono via uno di seguito all’altro lasciando solo cadaveri in sala, da “Postmortem” alle immancabili “South of Heaven”, “Season in the abyss”, “Dead skin mask”, fino al trittico finale veramente da cardiopalma: “Raining blood”, la già citata “Black magic” e l’immarcescibile “Angel of death”, con la quale la band si congeda, senza bis e senza fronzoli, dal pubblico romano. Con buona pace dei detrattori, gli Slayer hanno dimostrato di essere ancora più che competitivi e di avere una forma ancora invidiabile. Potenti, letali, chirurgici, non penso si possa rimproverare qualcosa alla loro performance di stasera. E per quanto siano bravi i Megadeth, e lo abbiamo sottolineato poco fa, per quanto possa nutrire stima e simpatia per gli Anthrax, per quanto dal vivo i Metallica siano assolutamente indiscutibili, mi dispiace, ma lo scettro di thrash metal band per eccellenza, nella prossima calata italica dei Big 4, spetta solo ed esclusivamente agli Slayer. Di diritto!!

Setlist:
WORLD PAINTED BLOOD
HATE WORLDWIDE
WAR ENSEMBLE
POSTMORTEM
TEMPTATION
DEAD SKIN MASK
SILENT SCREAM
THE ANTICHRIST
AMERICON
PAYBACK
SEASONS IN THE ABYSS
SNUFF
SOUTH OF HEAVEN
RAINING BLOOD
BLACK MAGIC
ANGEL OF DEATH

Photo by Roberto Alfieri
Report a cura di Roberto Alfieri

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 08 nov 2011 alle 12:54

Era una vita che li aspettavo a Roma, soprattutto i Slayer, grande prova da parte di tutti e due i gruppi anche oltre le aspettative; peccato per l'assenza di Jeff Hanneman. Silent Scream dal vivo è qualcosa di assolutamente apocalittico, non so quanti gruppi dal vivo riescano ad essere devastanti come loro... lunga vita agli SLAYER!!!

Inserito il 07 apr 2011 alle 13:51

Bella!