(01 luglio 2011) Korn @Parco Certosa Reale - Collegno (Torino): Alive!

Info

Provincia:TO
Costo:38 euro
Un’autentica macchina da guerra.

Questo è ciò che sono stati i Korn in una tiepida e umida serata nell’hinterland torinese, impegnati sul palco in un’area che una volta, ma guarda un po’, ospitava le strutture di un ospedale psichiatrico. Assistere ad un loro concerto è quasi come immergersi in una sorta di seduta psicanalitica, che ti coinvolge e in qualche modo cambia le tue prospettive, anche oggi che la formazione californiana non è più il blockbuster discografico e l’oggetto di culto mediatico di qualche tempo fa.
La loro instabile miscela di furia metallica, ritmiche ossessive di marca hip-hop e stralunati equilibrismi melodici che non disdegnano sfumature dark-wave, è ancora intatta in tutta la sua forza espressiva, un mezzo straordinario con cui la band ti catapulta in questo gorgo popolato di schizofrenia, disagio, tensione e catarsi, in cui l’esorcizzazione dei demoni personali di Jonathan Davis e dei suoi (nuovi e vecchi) pards diventa inevitabilmente pure una cosa tua, anche se, per fortuna la tua vita è stata tutto sommato serena, e la distorsioni della provincia americana che hanno partorito questa straordinaria creatura sembrano (apparentemente) piuttosto lontane.
Certo, oggi i Korn possono essere sicuramente considerati come una fortunata e agiata categoria di “freaks”, ma il loro rancore per il mondo non appare per nulla meno prepotente e sincero di quando, agli esordi, cercavano disperatamente di trovare nella musica una terapeutica via di fuga a tanta negatività con quella formula stilistica convenzionalmente conosciuta come nu-metal, diventando una delle icone fondamentali del genere, effettivamente uno dei pochi realmente innovativi ad emergere negli ultimi anni di questo splendido universo spesso così conservatore.
Tornando “a bomba” al concerto di stasera, basta veramente poco a dimenticare immediatamente le ultime controverse prove del gruppo … “Blind”, “Here to stay” e “Freak on a leash”, t’investono con la loro deflagrante carica possente eppure così subliminalmente e sinistramente suadente è l’impatto è analogo anche quando è la più recente “Pop a pill” a sopraffare con il suo travolgente groove.
Davis (con l’immancabile kilt) è fenomenale, si concede solo una brevissima pausa durante la liquida e Floyd-iana jam strumentale e nel breve drum-solo di un devastante e tentacolare Luzier, e si erge ad assoluto dominatore del palco, con quei movimenti sincopati, quella laringe capace d’interpretare almeno tre diversi personaggi vocali (il contemplativo, il serial killer, il rapper isterico, …) e quel carisma implacabile che catalizza lo sguardo fin dal primo minuto. Il tutto senza concedersi particolari colloqui (limitati davvero allo stretto indispensabile … qualche ringraziamento e talune sporadiche esortazioni alla partecipazione … “Turin, I want to see your mf'er’s hands in the air …”) o ammiccamenti nei confronti del pubblico, che non ha bisogno di essere stimolato per dimostrare il suo spontaneo coinvolgimento (piccola nota a margine a proposito dell’audience … piuttosto numerosa, affezionata e caratterizzata da una notevole rappresentanza femminile “dressed to kill” … segno che ‘sta roba ha ancora il suo fascino …).
Il resto del gruppo segue il leader con energia e concentrazione e tutti insieme appaiono semplicemente irresistibili quando si dedicano a lunghi e vorticosi medley (che coinvolgono anche “One” dei Metallica e “We will rock you” dei Queen …), in un clima di completo straniamento emotivo, capace di compromettere l’intera sfera sensoriale (facendo dimenticare, così, le zanzare che stanno allegramente banchettando sulle mie caviglie!).
Menzioni necessarie ancora per “Shoots and ladders” (introdotta da Jonathan impegnato, come da copione, alla cornamusa), “Got the life”, “Falling away from me”, episodi densi di disagio esistenziale e di imperiosi stupri melodici, ma in realtà è lo show nella sua interezza a dimostrare quanta spinta propulsiva e morboso livore abbiano ancora in corpo i Korn e come siano capaci di comunicarteli tramite una forma d’urgenza assolutamente priva di filtri … proprio come si compete ad una delle formazioni più influenti e geniali dell’ultimo ventennio.
Con una squassante versione di “Y'all want a single” e con la distribuzione di plettri, bacchette e “pelli” della batteria (potere dell’endorsement!), si conclude un’appagante esibizione, che, mi stavo quasi dimenticando, era stata aperta dagli StillWell … il loro crossover hard-rock/hip-hop (un misto tra Corrosion Of Conformity e Body Count, passando per i Sevendust … tra i pezzi più efficaci, “On & poppin’” e la celebrativa – ascoltare il testo - “Street metal”), nonostante la prestigiosa line-up (oltre allo stesso Fieldy, troviamo Wuv dei POD), è davvero troppo poco per lasciare ricordi indelebili.


Korn setlist:
1. Blind
2. Here to Stay
3. Pop a Pill
4. Freak on a Leash
5. Shoots and Ladders / One
6. 4 U
7. Got the Life
8. Alone I Break
9. Oildale (Leave Me Alone)
10. Right Now
11. Ball Tongue / Lodi Dodi / It Takes Two
12. Somebody Someone (+ drum solo)
13. It's On!
14. Get Up

Encore:
15. Falling Away From Me
16. Coming Undone / We Will Rock You / Twisted Transistor / Make Me Bad / Thoughtless / Did My Time / Clown
17. Y'All Want a Single

Report a cura di Marco Aimasso
Foto a cura di Sergio Rapetti
Report a cura di Marco Aimasso

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 25 mag 2019 alle 22:20

Avevamo perso il controllo ed era diventata una festivita' benche' le prime canzoni dei Korn sn sempre state quelle preferite.In alcuni momenti suonano davvero senza stimoli e coerenza come in una jam session