(02 marzo 2008) Italian Gods Of Metal 2008 - 2 Marzo 2008 (Alcatraz, Milano)

Info

Provincia:MI
Costo:10/15 euro
L'edizione 2008 dell'Italian Gods Of Metal è senza dubbio uno degli eventi più attesi dell'anno, complice un bill di tutto rispetto, che vede ben 13 band esibirsi all'Alcatraz di Milano che per l'occasione si è rifatto il look sfoggiando ben due palchi sui quali si sono alternate band del calibro di STRANA OFFICINA, EXTREMA, FIRE TRAILS, SADIST, DOMINE e molte altre fra cui gli attesissimi DEATH SS i quali per il loro ultimo live italiano hanno scelto proprio la "Fiera del Metallo italiano".

Considerando la contemporanea presenza in città di Nightwish e Cure e un inatteso anticipo d'estate (nel capoluogo lombardo si son toccati i 25 gradi), il rischio di un'affluenza ridotta era "più che concreto e invece con grande sorpresa, al mio arrivo intorno alle 14, l'affluenza al Club Milanese era già elevata, complice anche un biglietto dal costo davvero irrisorio.

Per la Live si tratta decisamente di una scommessa vinta.

Quando sul Palco Hall salgono i Vision Divine, mi trovo già a ridosso del Palco Club, sul quale a breve si esibiranno i fiorentini Domine, guidati dai fratelli Paoli.

Durante il checksound, la band sembra rilassata e divertita, si sprecano gli "Ave Domine" da parte dei fans e c'è anche il tempo per vedere un Enrico Paoli, in versione "Bissa" durante un pezzo dei Vision Divine, ma il tempo corre, e la gente in transenna al Palco Hall diventa sempre di più, segno che i fans si sono equamente divisi durante le varie esibizioni delle band.

Alle 16:50 circa la band diventa padrona del palco, durante una breve intro, ultimo a salire è Morby il quale apre le danze con la devastante Hurricane Master, pubblico in deliro, si prosegue con The Messanger, tratta dall'ultimo studio album, Morby è, come sempre, in serata di grazia, il resto della band non è da meno, nei quaranta minuti a loro disposizione, il combo Fiorentino ha sciorinato una prestazione impeccabile, nonostante la stessa sia stata minata da fastidiosi problemi all'impianto audio, da prima con la chitarra di Enrico Paoli, successivamente con le tastiere che purtroppo risultano maggiormente penalizzate, tuttavia le successive Thunderstorm e sopratutto Aquilonia Suite non sembrano risentire di questo problema, tutt'altro, il pubblico accompagna con entusiasmo specie durante il refrain della suite.

Purtroppo il tempo a disposizione per la band toscana sta per terminare, non prima però di proporre i due cavalli di battaglia per antonomasia, Dragonlord e in chiusura la splendida Defenders, accolta con grande entusiasmo dal pubblico presente in sala.
Lo show è finito, ma come ha giustamente ricordato Morby, la serata è ancora lunga, "godetevela".

Set List
Intro
The Hurricane Master
The Messenger
The Aquilonia Suite
Thunderstorm
Dragonlord
Defenders


(Fabio)

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Quest’oggi l’Alcatraz si tinge di tricolore, finalmente l’occasione per poter dare voce al metallo di casa nostra. Il motivo che sopratutto ci spinge ad essere presenti è il probabile canto del cigno dei Death SS, band che da trent’anni porta avanti la sua nobile causa musicale.

Questo il bill completo del festival organizzato dalla Live:

Hall Stage

Death SS
Strana Officina
Extrema
Vision Divine
Necrodeath
Macbeth
Raw Visions


Club Stage

Fire Trails
Sadist
Domine
Graveworm
Node
DGM


Ma partiamo con ordine, giungiamo nel locale milanese in tempo per vedere l’esibizione dei Node che, chiamati a sostituire gli Eldritch, di certo piazzano uno spettacolo come al solito impeccabile, secondo gli abituali standard della band, sia per esecuzione tecnica che per impegno e coinvolgimento del pubblico, molto reattivo di fronte agli incitamenti della band meneghina.
La setlist è breve ma sufficiente a sciorinare i classici dei Node che escono decisamente tra gli applausi e tra i dominatori di questa bella giornata dedicata al metal italiano.

Da un veterano all'altro, e di che veterani stiamo parlando!!!
Non hanno davvero bisogno di presentazione i Necrodeath, band alquanto efficace nella propria brutalità.
Purtroppo i suoni non sono propriamentedalla loro, ma Flegias e soci non paiono curarsene e danno luogo ad un’ottima prestazione.
Fanno capolino pezzi storici come “Master Of Morphine” e “Necrosadist” insieme a brani tratti dalla loro ultima fatica “Draculea”, ottima la versione live di “Smell Of Blood”.

E' la volta dei Graveworm che, anche loro, confermano tutti gli anni di esperienza e sacrifici con una tenuta di palco e di strumenti decisamente navigata e convincente.
I 40 minuti a loro dedicati si accorciano un po' a causa di problemi tecnici purtroppo quasi inevitabili in un festival con così tanti e diversi gruppi tutti insieme nel giro di pochi minuti, ma di certo la festa non è stata rovinata.
Sicuramente tra i migliori nell'area "estrema" di questo festival e molto più sicuri di loro rispetto al passato. Decisamente promossi!

Si cambia decisamente registro musicale, l'aggressività passa in secondo piano con il power/prog dei Vision Divine.
In occasione del loro decimo anniversario la band di Michele Luppi offre una performance davvero maiuscola come da sempre dimostrato in sede live.
Dal fortunato “The Perfect Machine” vengono proposti il brano omonimo insieme a “God Is Dead”.
La band ripesca anche nel passato, ed in questo caso il loro singer mostra di essere pienamente all’altezza di quel Lione che fu con “Send Me An Angel”.
Intanto si aggiusta anche l'acustica, i suoni sono nitidi e precisi e sicuramente quella dei Vision Divine si segnala come una delle migliori di questa splendida domenica.

Dall’ugola di Luppi si va a quella di Morby ed i suoi Domine. Purtroppo anche in questo caso si ripiomba in alcuni disguidi ed il gruppo toscano risente di problemi audio soprattutto per ciò che concerne la tastiera di Iacono.
Ciò nonostante la band dono una setlist da sogno ai suoi fan da “Defender” e “Dragonlord” a brani come “The Messenger” e “The Aquilonia Suite”, il pubblico dell’Alcatraz gradisce molto e mostra il proprio consenso.

Tutti coloro presenti si sfiatano ma paiono avere energie inesauribili anche perché ne avranno bisogno dato che la prossima band a calcare il palco sono gli Extrema.
Come da copione i nostri danno una vera e propria scossa alla giornata odierna con un’esibizione tra le migliori di sempre. Sulle note di “New World Order” è già chiaro che GL Perotti e soci vogliono mettere l’Alcatraz a ferro e fuoco e sicuramente non verranno fatti prigionieri.
I suoni in questo caso non fanno che dare ancor più potenza al loro sound e ciò viene dimostrato anche dalla reazione del pubblico quando viene eseguita “All Around” che come sempre porta a headbanging e saltelli a più non posso.
Dal primissimo capolavoro "Tension at the Seams" vengono estratte le clamorose "Lawyers Inc.", "Child o Boogaow" e soprattutto "Displaced" e non si può che battere le mani a chi ha scritto la storia del thrash italico.
Dopo un ottima “Money Talks”, gli Extrema ci deliziano con la cover “Ace Of Spades”, da applausi.

Da un'icona del panorama estremo italico all'altra, stiamo parlando dei genovesi Sadist che ormai da quasi 20 anni, con l'uscita del seminale "Above the Light", calcano i palchi italiani con classe e maestria tecnica, con in evidenza come sempre la figura del virtuoso chitarrista (e non solo) Tommy Talamanca.
Trevor alla voce si fa sentire, eccome, e non ce ne voglia la band se tutti i brani, pur validi, passano in secondo piano una volta giunto il momento dell'indimenticabile "Sometimes They Come Back", che lascia davvero i brividi sulla pelle.
Altra prestazione da incorniciare, sempre più fieri dell'ormai altissimo grado di preparazione del metal tricolore.

Una delle band più attese dal sottoscritto (oltre agli headliners della giornata) è sicuramente quella dellaStrana Officina, band riesumata da poco ma che ha trovato il vigore e convinzione dei tempi d’oro.
Tutti ad acclamare la mitica “Non Sei Normale” uno dei cavalli di battaglia della band. Alquanto commovente e toccante é l’esecuzione de “L’autostrada dei sogni” dedicata a quei membri della SO scomparsi in un tragico incidente automobilistico.
I nostri convincono sotto ogni punto di vista, tecnicamente ineccepibili e con uno spirito che trascina anche chi questo gruppo non lo conosceva fino all’altro ieri.

Mentre la Strana si prepara a lasciare il posto a Pino Scotto ed i suoi Fire Trails non possiamo che rimanere vivamente soddisfatti da ciò che si è visto fin ora.
La delusione e la tristezza purtroppo giungono una volta salito sul palco Pino Scotto. Nulla si può dire alla band in sè, la cui qualità è indiscutibile, ma purtroppo qualcosa sul loro singer si può.
Purtroppo il buon Pino preferisce esibirsi in comizi versus Sanremo piuttosto che ricordarsi che l’Alcatraz non è Piazza Napoli.
Molti infatti si sono disinteressati dell’esibizione dei Fire Trails per cominciare a prendere posizione sotto il Hell Stage dove a breve si esibiranno i Death SS.
Prestazione piatta ed un po' noiosa, ecco come dobbiamo definire la prova di Scotto e soci, anche se "Run Too Fast" è magica come un tempo. Speriamo in futuro, anche se per adesso i Fire Trails vengono messi in congelatore, di assistere a qualcosa di più incentrato ed attento sul lato musicale.

Sulle note di “Ave Satani” giunge il momento tanto atteso, l’esibizione di Steve Sylvester ed i suoi Death SS.
Il tutto ha un che di malinconico vista anche la scelta dei costumi da parte della band, tratti dal periodo di “Heavy Demons”.
Difatti il primo brano a colpire la folla è “Peace Of Mind”, a questa seguono “Horrible Eyes” e “Cursed Mama” e sembra proprio che la band voglia riproporre la scaletta di “The Cursed Concert”.
Non solo i brani ma la presenza della conturbante Dalila insieme ad altre graziose fanciulle unito a effetti pirotecnici azzeccatissimi rendono questo show qualcosa di indimenticabile. Vengono inoltre ripescati brani più attuali quali “Hi Tech Jesus” e “Panic” dall’omonimo album e l’Alcatraz gradisce molto.
Con “Heavy Demons” pare chiudersi il sipario ma la band non poteva andarsene senza eseguire per intero la song “Black Mass” e con questo messa nera musicale i fedeli possono andarsene con qualche amarezza dato che è ormai quasi certo che il malvagio è destinato allo scioglimento.
Se cosi fosse i Death SS hanno lasciato un’impronta indelebile ed una tangibile traccia del loro passaggio.

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Scoccano le 22 e scocca anche l'ora dei leggendari Death SS: sulle note di "Peace Of Mind" Steve Sylvester fa il suo ingresso sul palco, uscendo da una bara portata in scena da due becchini, rimandando in maniera chiara all'ultimo doppio DVD celebrativo dei trent'anni di carriera del gruppo.
I costumi con cui la band si presenta al proprio pubblico (per la verità non troppo numeroso: poco più di metà Alcatraz contando il pit e le zone rialzate) sono quelli classici del primo periodo, con Sylvester nei panni del vampiro, accompagnato dal fido zombie e dalla morte alle chitarre e dalla mummia al basso, abbandonando quindi i make up dal sapore modernista dell'ultimo album.
Scelta che in un certo senso ha fatto intendere il taglio che il concerto avrebbe assunto: ed in effetti l'affidarsi ai costumi storici è stato rispecchiato anche nella setlist, che ha privilegiato nettamente dischi come "Black Mass" e "Heavy Demons", con qualche concessione a "Do What Thou Wilt" e "Panic", snobbando impunemente i recenti "Humanomalies" e "The 7th Seal", scelta che comunque ha leggermente stonato in un contesto che voleva essere celebrativo della storia della band.
Ad accompagnare l'esibizione dei Death SS sono stati allestiti 4 teloni (due piccoli ai lati e due più grandi sullo sfondo) su cui venivano proiettate delle immagini raffiguranti caproni o simboligie sataniche, senza tralasciare effetti disturbanti.
Peccato che alcuni problemi tecnici abbiano fatto in modo che spesso e poco volentieri tra un pezzo e l'altro venisse visualizzata sui teloni la schermata del software, andando inevitabilmente a guastare l'atmosfera horrorifica che lo show voleva proporre.
Senza sbavature nè macchie invece la prova strumentale del gruppo, con Sylvester mattatore con il suo solito timbro vocale stridulo, senza dimenticare le apparizioni sul palco della conturbante Dahlila, come sempre spesso e volentieri ignuda (con somma gioia del pubblico presente) e talvolta accompagnata da sedicenti permormers tutt'altro che vestite.
Seguendo le abitudini, i Death SS hanno suonato un pezzo di fila all'altro, non lasciando spazio a nessun tipo di interazione con il pubblico e lasciando pochi buchi tra una canzone e quella successiva (che sono stati spesso riempiti dalle schermate del software di cui sopra), sembrando distaccati e freddi nei confronti dell'audience che in occasione dell'ultimo concerto del gruppo si aspettava forse un maggiore coinvolgimento.
Poco male, tuttavia, perchè la scaletta e la performance del gruppo, terminata con una bella orgia sul palco, è stata di quella delle grandi occasioni, rispolverando addirittura le storiche "Night Of The Witch" e "Chains Of Death".

Che i Death SS rappresentassero una buona parte della storia del metal in Italia era noto a tutti ben prima dell'Italian Gods Of Metal, ma questa esibizione ha certamente sgombrato il campo da ogni tipo di equivoco, grazie anche ad una setlist abile a valorizzare e scegliere i brani migliori tra tutti quelli che la band ha offerto negli ultimi trent'anni.
Concerto veramente stupendo, anche se trattandosi di un'esibizione di commiato (tralasciando la trasferta germanica in programma per l'estate) sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosina di più anche in termini scenografici.

(Michele Segata)

SETLIST:

Peace Of Mind
Horrible Eyes
Cursed Mama
Baphomet
Kings Of Evil
Baron Samedi
Where Have You Gone
Hi-Tech Jesus
Terror
Inquisitor
Chains Of Death
In The Darkness
Night Of The Witch
Scarlet Woman
Let The Sabbath Begin
Vampire
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Murder Angels
Panic
Heavy Demons
Black Mass


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Un Italian Gods Of Metal che sarà sicuramente difficile da superare, staremo a vedere che sorpresa ci riserverà la prossima edizione.
Complimenti quindi al pubblico, che ha risposto molto positivamente ad un festival pur avversato da altri eventi in contemporanea, alle band che nella loro totalità hanno sciorinato delle prestazioni completamente positive ed alla Live che si è presa la briga di organizzare il tutto, peraltro senza intoppi evidenti ed ottima tempistica.

UP THE ITALIAN METAL!
Report a cura di Nicolò Pizzigoni

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 11 nov 2008 alle 12:07

Indubbiamente uno dei più azzeccati festival musicali! Il Metal Italiano c'è, ecome se c'è!!!

Inserito il 24 mar 2008 alle 13:50

Veramente una grandissima giornata...da parte mia complimenti alla Live...