(01 aprile 2014) Gamma Ray @ Live Club, Trezzo sull'Adda (1 Aprile 2014)

Info

Provincia:MI
Costo:€25,00 + d.p., €30,00 in cassa
Fiat Voluntas Dei.

E se le svariate divinità non ci hanno messo lo zampino, nell'occasione i soliti casini lavorativi ci hanno impedito di arrivare per tempo e poter così assistere al concerto degli Elvenking.

Peccato, perché la location e il contesto lasciavano ben sperare... ad ogni modo dopo l'uscita dell'imminente "The Pagan Manifesto", ci sarà sicuramente un'altra occasione per rivedere il buon vecchio Damna e soci dal vivo.

Quando con l'immancabile Marco facciamo il nostro ingresso in un Live Club al limite del tutto esaurito, sul palco sono ancora in corso i preparativi per lo show dei Rhapsody of Fire, pertanto ci facciamo attirare dai banchetti di Corrado Breno, che oltre a darci la possibilità (e l'incommensurabile soddisfazione) di poter sfrugugliare tra un sacco di CD, diventeranno poi anche il centro logistico della nostra serata.

Breve corsa sotto il palco e sono pronto per assistere all'ingresso sullo stage dei Rhapsody of Fire che appaiono sin da subito carichi e in forma. con Fabio Lione che conferma per l'ennesima volta tutta la sua bravura, mentre Staropoli si tiene un po’ in seconda piano, perlomeno a livello scenico dato che le sue tastiere sono fondamentali per l'economia del suono dei Rhapsody. In prima fila ai lati di Lione troviamo il chitarrista Roberto De Micheli e il bassista Oliver Holzwarth, mentre suo fratello Alex è relegato dietro il drum kit.

Lione si conferma non solo un ottimo cantante ma pure uno scafato intrattenitore, e non si fa nemmeno mancare un pizzico di verve polemica, tra qualche frecciata indirizzata a Trenitalia, a un altro gruppo non ben identificato, e a coloro che non credono nel potenziale della musica italiana. Sopratutto rispondono all'appello i classici tra i classici dei Rhapsody, da "Land of Immortals" a "Dawn of Victory", passando dall'emozionante "Lamento Eroico" sino alla conclusiva "Emerald Sword", concedendosi al repertorio più recente solo in occasione dell'iniziale "Vis Divina + Rising from Tragic Flames" e di "Dark Wings of Steel".
Tutte canzoni che ci ricordano tanto la bravura e l'importanza dei Rhapsody (con e senza Fire...) nella scena Metal, quanto come ormai Lione, Staropoli e i musicisti cui si affidano, siano in grado di proporle ad altissimi livelli anche dal vivo.

Gran bel concerto, che i presenti hanno seguito con passione e sicuramente apprezzato.
Ora sotto con il pezzo forte: i Gamma Ray, narrati da un Marco leggermente distratto...

Setlist:
1. Vis Divina
2. Rising From Tragic Flames
3. Land of Immortals
4. The March of the Swordmaster
5. Unholy Warcry
6. Dark Wings of Steel
7. Lamento Eroico
8. Holy Thunderforce
9. Dawn of Victory
Encore:
10. Reign of Terror
11. Emerald Sword

Sergio Rapetti

Gamma Ray
Ricordo ancora nitidamente l’euforia del normalmente imperturbabile Ermo allorché, durante il GOM 2006 (se non erro …), ebbe l’occasione d’incontrare Kai Hansen durante il meet n’ greet organizzato dalla nostra gloriosa webzine, e non posso altresì dimenticare tutte le raccomandazioni che mi fece nell’affidarmi l’impegnativo incarico di scattargli una foto con l’inossidabile leader dei Gamma Ray.
Nella migliore tradizione “fantozziana”, il risultato, complice la scarsa dimestichezza con la fotocamera, lo spazio limitato dello stand e la calca degli aficionados, si rivelò abbastanza deludente, disattendendo così la “fiducia” accordatami (sorry Sergio … spero che ormai tu mi abbia “perdonato”!).
Questo breve preambolo per sottolineare quanto la “venerazione” del buon Rapetti per lo “zio” Kai lo avrebbe reso probabilmente più adatto del sottoscritto ad una descrizione circostanziata della calata in terra meneghina di questi notabili del power germanico, per quanto mi riguarda degni di considerevole stima eppure non così “fondamentali” per le sorti complessive del variopinto mondo del metal.
Immagino già il “sollevamento popolare” dei fans dopo la suddetta affermazione ma visto che il destino (sotto forma di estrazione a sorte per l’attribuzione delle “competenze reportistiche” di stasera, compiuta durante il travagliato viaggio di avvicinamento all’accogliente Live Club di Trezzo sull'Adda …) ha assegnato a me l’incombenza dell’analisi, dovrete accontentarvi delle modeste impressioni di un estimatore abbastanza “spassionato” delle loro titaniche arti “suonatorie”.
Ebbene, diciamo subito che la miscela Priest, Maiden, Accept ed, ehm, Helloween proposta dai nostri, sostenuta dalla notevole tecnica esecutiva della band e dal grande carisma ed esperienza di Herr Hansen (appesantito, dalla voce e dal look non esattamente inappuntabili, eppure piuttosto “magnetico” nella performance, ostentando addirittura, vedasi la gestione del pubblico in “Blood Religion”, un atteggiamento vagamente Ozzy-esque …), almeno dal vivo, possiede sempre il suo “sporco fascino”.
“Pazienza”, dunque, se poi i brani recenti non sono esattamente dei “capolavori” da consegnare ai posteri e se a volte i cliché stilistici sono davvero prossimi ai “livelli di guardia” … lo penso io, che ho appena confessato il mio relativo “distacco” e lo pensano verosimilmente pure i numerosi (mai vista così tanta gente, qui al Live Club!) affezionati supporters dei Gamma Ray apparentemente molto preparati e piuttosto entusiasti nella circostanza.
Così, dopo la sorprendente intro (affidata alla versione registrata di “Bad Reputation” di Joan Jett), tra pezzi nuovi più o meno efficaci (“Avalon” è davvero evocativa e coinvolgente, “Hellbent” è tanto prevedibile quanto “terremotante”, “Pale Rider”, “Master of Confusion” e “Empire of the Undead” sono solo “discrete”, mentre “Time for Deliverance”, la ballata Queen-iana scritta dal bassista Dirk Schlächter, è francamente troppo leziosa …) e un repertorio di pregevole spessore (“Rebellion in Dreamland”, “Land of the Free”, “Man on a Mission”, gratificata da un suggestivo arrangiamento elettroacustico …) la serata scorre in maniera piuttosto piacevole e appagante.
Scontato, infine, indicare l’esecuzione di “I Want Out”, un pezzo di storia del metallo teutonico, di “Heaven Can Wait” e della conclusiva “Send Me a Sign”, come l’apice emotivo di un’esibizione che conferma tutto sommato la “tenuta” artistica di un personaggio sempre molto amato e il valore di una formazione solida e compatta.
Poteva la scaletta essere migliore? Si poteva evitare l’assolo di batteria (seppure simpatico, con tanto di ricorso a “The Entertainer” di Scott Joplin, famosa per essere il tema portante del film “La Stangata” …) e quello di basso, ancora meno produttivo? Direi proprio di sì … e tuttavia credo che gli astanti abbiano alla fine lasciato il locale assai compiaciuti e soddisfatti.
Un’ultima considerazione, non strettamente legata alla circostanza … la FCA “distrae” sempre un sacco, sia quando rappresenta l’acronimo di un’azienda che ti permette di sbarcare il lunario e ti costringe ad arrivare in ritardo ad un concerto, sia quando, con l’aggiunta di una vocale e inteso come termine “gergale”, balla a pochi metri da te in maniera alquanto provocante …

Setlist:
1. Avalon
2. Heaven Can Wait
3. Hellbent
4. Tribute to the Past
5. I Want Out
6. Pale Rider
7. Time for Deliverance
8. Drum & Bass Solo
9. Blood Religion
10. Master of Confusion
11. Empire of the Undead
12. Rebellion in Dreamland
13. Land of the Free
14. Man on a Mission
Encore:
15. To the Metal
16. Send Me a Sign
Report a cura di Marco Aimasso

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