(18 novembre 2017) Helloween "Pumpkins United Tour Reunion" - 18 Novembre 2017 (Milano)

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Provincia:MI
Costo:45 + dp
Iniziamo dalla fine.

Questo era un concerto da vedere per ogni fan degli Helloween, quelli della prima ora e quelli che hanno conosciuto le zucche con l’era Deris. C’è poi la frangia dei die-hard, quelli che magari li hanno visti dal vivo con Kiske negli anni d’oro, di cui capisco la posizione intransigente per non rovinarsi un ricordo ovviamente imparagonabile. Lo spettacolo è stato appagante, le sensazioni positive e le memorie di questa data saranno in futuro tutte ripercorribili con un gran sorriso, questo è quello che conta.
Ma non possiamo raccontarci bugie, dire che tutto è stato fantastico e perfetto. Lascio queste considerazioni a chi ha aspettative molto basse, o a chi ha visto cinque concerti in vita sua o, ancor peggio, chi è fan cieco della propria band, che non si può mai criticare. In definitiva penso che gli Helloween siano la mia band preferita ma non per questo (anzi, al contrario) tutto quello che esce da Amburgo è oro.
Andrò quindi di considerazioni sparse riguardo la serata del 18 Novembre 2017 al Forum di Assago, dove torno dopo una ventina di anni… Niente male. Così come niente male è la cornice, più di 7000 paganti per evento che sinceramente non credevo fosse così sentito. Molti hanno parlato di effetto “io c’ero”, per potersi dare un tono dove nell’epoca dei social a tutti i costi apparire è meglio dell’essere, io sinceramente preferisco parlare di effetto “nostalgia”, nell’andare a vedere una formazione che ci ha segnato comunque l’esistenza e che molti di noi – me compreso – non hanno avuto la fortuna anagrafica o geografica di vedere nei tour dei Keepers o anche quelli di Pink Bubbles, quando erano meno gioviali ed esuberanti ma comunque giovani ed abbronzati, seppur senza il già desaparecido Kai Hansen.

Mi limiterò ad alcune considerazioni, lasciando il report più canonico al nostro Fabio che invece gli Helloween li vive nel cuore e nella pelle (in tutti i sensi), elencando cose che mi sono piaciute, alternate ad altre che mi hanno deluso, annoiato o semplicemente lasciato un po’ freddino.

Iniziamo da Andi Deris.
Sabato ha dimostrato che il padrone indiscusso degli Helloween è lui. Non solo si sbatte, si muove, incita senza soste, intrattenendo il pubblico o introducendo le brevi battute con gli altri, ma è in una forma strepitosa, sia a livello vocale sia a livello fisico. Raramente nei 23 anni in cui l’ho visto live ha sfoderato una prestazione così elevata e conoscendo il professionista che c’è dietro non credo sia un caso. Nell’ultimo anno si sarà preparato a questo tour con vita monastica (più o meno…) ed allenamento costante ed i risultati si vedono tutti. Persino i più scettici fra le mie conoscenze hanno di loro sponte candidamente confessato che la prestazione di Deris è stata sfavillante, non solo, che ha salvato (peraltro in maniera discreta…senza umiliazioni, e questo fa capire tanto la testa di quest’uomo) più e più volte quello che doveva essere il vero protagonista della serata, quello per cui tutti sono intervenuti stasera, compreso il sottoscritto, pagando peraltro un biglietto più alto del normale per uno show degli Helloween. Insomma, sabato è stato chiaramente scritto chi sia il cantante degli Helloween e chi il miracolato dalla natura.

Michael Kiske:
Chiariamolo subito. Non è stato un disastro come ho avuto modo di leggere in queste ore, e ve lo dice uno che venera la sua voce allo stesso modo di quanto lo detesta per il suo atteggiamento sempre negativo nei confronti dell’heavy metal in questi 25 anni, salvo poi rimangiarsi tutto prima con Avantasia e via via fino ad arrivare al Pumpkins United Tour. Credo, date le testimonianze di persone di cui mi fido ciecamente, che l’esibizione incerta e molto faticosa di sabato sia figlia di una condizione di salute iniziale precaria e che sta andando avanti a causa della mancanza di giorni di riposo e di recupero, spiegata anche da una totale inattività per anni ed anni e l’assenza di una gestione di un tour da parte di chi si è tirato fuori dal movimento per tanto tempo.
Insomma, Kiske fa una fatica bestia (le sue espressioni facciali, il colorito della pelle e la testa incassata tra le spalle non mentono) ma alle note altissime ci arriva comunque, solo che ci arriva con un filo di voce, senza potenza, quasi afono, lontano dalle mostruose prestazioni con Unisonic o Sammet.
Detto questo, un grande intrattenitore non lo è mai stato, manca del tutto di presenza scenica, si abbraccia gli altri con la stessa postura, guardandosi tra i piedi, e quando non tocca a lui cantare girovaga sul palco piuttosto impacciato o spaesato. Insomma….si può fare meglio certamente, ma la pagnotta l’ha portata a casa, a volte un po’ con tanta difficoltà (distrutta A Tale that wasn’t Right), forse ancora con qualche aiutino tecnico con le backing vocals (in un paio di occasioni non me l’hanno raccontata giusta ma non ne sono certo quindi ci metto il condizionale…), molto meglio nella parte finale dello show. Non so come riuscirà a portare a termine questo tour se non si rimette a pieno a livello di salute, ma nella data italiana è stato accettabile, al netto comunque di tutte le incertezze e le difficoltà oggettivamente riscontrati.

Kai Hansen:
seppure si sia messo volutamente quasi in disparte, non c’è niente da fare. Il carisma di quest’uomo, nonostante un look ignobile, con capelli e matita agli occhi degni di Renato Zero, è incredibile. E lo dimostra anche durante i saluti finali, in cui viene annunciata e presentata la band: l’ovazione che il pubblico gli tributa surclassa letteralmente quelle destinate a Deris o Kiske. Sarà quel sorriso sempre stampato ma che pare sincero e non una maschera, sarà che ispira simpatia a pelle, sarà che ha scritto dei pezzi enormi sia con Helloween sia con Gamma Ray, ma Kai Hansen è veramente un colosso del metal. Per chi vi scrive, che ripeto è salito nuovamente a Milano dopo 5 anni solo per vedere Kiske, il momento assolutamente superiore di tutta la serata è stato il breve medley riservato ai brani di Walls of Jericho ed il mini LP, gestito abbastanza bene nonostante la voce sia ormai quasi del tutto precaria, abbassando di un’ottava quando necessario, compensata da strillacci vari che mandano in visibilio il pubblico. Il personale ricordo più vivido ed intenso me lo regala proprio lui, con l’esibizione pressoché intera di un inno come Heavy Metal is the Law (ahimè quasi nessuno conosceva il testo… questo la dice lunga su molte cose) che mi ha emozionato, unica volta in tutte le tre orette del concerto. Ma di emozioni parliamo in fondo. Assoli praticamente perfetti, forse si diverte pure con brani non suoi, insomma una marcia in più su tutti. Se avesse ancora la voce integra potrebbe fare tutto da solo.

Michael Weikath:
due parole pure su di lui. A tanti sta sulle balle, tecnicamente parlando, a me invece solitamente il suo essere distaccato, sempre mezzo imbronciato come a sentirsi superiore, un po’ tipo Mustaine o Malmsteen, è sempre piaciuto. Sabato no.
Esageratamente assente, la’ dietro in fondo al palco che manco si vedeva, sembrava che gli arrivasse una notifica sullo smartwatch che lo avvisava di un assolo (peraltro molti di essi suonati in maniera abbastanza approssimativa, tranne quelli più epici e caratteristici del suo tocco) e che doveva forzatamente venire in prima fila a farsi vedere, peraltro sempre nella stessa posizione laterale mostrando il culo alla platea centrale, per poi terminato lo stesso scappare nuovamente nelle retrovie. Zero sorrisi, zero partecipazione, zero di tutto, pure alla fine durante l’abbraccio finale si fa desiderare.
Al che mi chiedo: devo criticarlo perché non finge o apprezzarlo perché mostra chiaramente che questo tour per lui è un fastidio incredibile e che vi si è piegato solo per soldi? Non saprei ma certo sabato per la prima volta non l’ho visto con occhi di ammirazione.

Gli intermezzi animati ed i video mandati sul ledwall:
Una rara schifezza. Forse in Germania ci ridono, ma quei due sgorbi zuccheschi a mo’ di Beavis and Butthead mi hanno suscitato solo pena. Animazioni e grafica degne di un Commodore 64 a parte, raramente queste scenette avevano un senso logico od introduttivo del brano a seguire. Mah. I video trasmessi durante i pezzi invece veramente brutti, computer grafica pessima a parte, è una cosa che non sopporto, il video ruba spazio, attenzione ed idee alla parte musicale del concerto. Senza dubbio l’aspetto più negativo della serata ma meglio questo che tutto il resto.

La scaletta:
tanti, quasi tutti, si sono detti soddisfatti. Io…sarò il solito criticone ma un paio di pezzi non li ho mandate giù. “Eh ma ti hanno fatto tutti i classici (e vorrei vedè, replico io), di che ti lamenti” invece mi lamento eccome perché in un concerto celebrativo di questa portata delle porcate come Are You Metal non devono assolutamente trovare spazio, o anche la decente Waiting for the Thunder è ammissibile in una data normale, non in questa.
Non vuoi/puoi fare un pezzo cantato da Kai Hansen? Bene.
Non si riesce ad inserire una March of Time sennò Kiske collassa e muore sul palco? Comprensibilissimo.
Ma almeno metti una Steel Tormentor, una Still We Go, una Push, una Falling Higher, insomma un pezzo da 90 di quelli di Deris, non quelle due, ed anche Perfect Gentleman per quanto mi strappi un sorriso…beh si poteva fare di meglio.

I duetti:
l’altra parte negativa della serata. Partendo dalle considerazioni fatte per i due vocalist, questi duetti che già di per se’ partono male vista la tonalità ed il colore delle due voci praticamente non riescono mai, in quanto Deris sovrasta Kiske per volume di parecchie unità, cancellandolo dall’amplificazione del forum (a proposito, approfitto per segnalare un’acustica più che soddisfacente, perlomeno in zona mixer). Quando non è il volume, ci pensano loro a chiarire il fatto che questi duetti andavano assolutamente evitati: Forever and One viene devastata, risultato davvero pessimo e stonature evidenti (di Kiske…ahimè).

Gli altri:
Sinceramente tutti bravi, specie Sasha che non mi ha fatto nulla, sta nella band da 12 anni, sorride sempre, ma con sta faccia di impiegato del catasto di Brema (cit.) montata su sto ciuffo nero da darkone incatramato ed immobile nonostante le scapocciate proprio non riesce ad entrare nelle mie grazie, non l’ho mai sentito un “Helloween” e mai ce lo sentirò ma il suo lo fa eccome.
Markus preciso, si sbatte e sorride come fa sempre da 35 anni a questa parte, nonostante le angherie e le disgrazie intorno a lui, e Loeble alla batteria che personalmente non mi fa impazzire trovandolo più adeguato per una formazione thrash death che per una power, è una trebbia e questo basta….forse.
Se sono stati superati i dissapori con Kiske (ok… Kiske porta $$$, gli altri no), dovevano essere superati pure quelli con Grapow e Kusch, a mio avviso: il tutto avrebbe avuto senza dubbio un altro sapore.

Emozioni:
qui forse è colpa mia, non lo so. Intendiamoci, ho evidenziato volutamente i difetti ma è stato un grandissimo show. Poter urlare dal vivo Halloween, I’m Alive, A Little Time, How Many Tears, Keeper of the Seven Keys, oltre alle ovvie Eagle Fly Free e la festa finale con I Want Out, i palloncini ed i coriandoli, e tutti gli altri capolavori è stato fantastico ma…non sono riuscito ad emozionarmi.

Luca Bernasconi di Loud and Proud una 20ina di giorni fa, dopo il loro show in Svizzera (mi pare) aveva scritto qualcosa del genere, gran concertone ma emozioni carenti, e mi ero un po’ preoccupato, ma pensavo per gli Helloween, o per Kiske che canta male, o una scaletta poco equilibrata, cose che invece non ci sono state.

Invece non mi sono emozionato per colpa mia, forse troppe aspettative, forse troppi anni per vedere finalmente gli Helloween insieme ai due figli prodighi, non lo so, fatto sta che non ho sentito quel colpo al cuore o manco mezza lacrima.
Forse sono semplicemente invecchiato o inaridito, ci può stare.

Ma nonostante questo se non avessi presieduto a questa serata me lo sarei rimproverato per tutta la vita, quella vita che finora gli Helloween hanno scandito con cadenza pressoché quotidiana e che mi accompagneranno sempre fino alla fine.

Concludo con un piccolo ma sentito ringraziamento: per tanti motivi non mi muovo quasi mai ma quelle poche volte vengo sempre travolto da saluti, affetto e complimenti, sorrisi sinceri, pacche sulle spalle e belle risate.
Grazie a tutti voi. Il metal unisce, sempre.

SETLIST:
Halloween
Dr. Stein
I'm Alive
If I Could Fly
Are You Metal?
Kids of the Century
Waiting for the Thunder
Perfect Gentleman
Starlight / Ride the Sky / Judas
Heavy Metal (Is the Law)
Forever and One (Neverland)
A Tale That Wasn't Right
I Can
Drum Solo + Ingo Tribute
Livin' Ain't No Crime
A Little Time
Why?
Sole Survivor
Power
How Many Tears

Encore:
Invitation
Eagle Fly Free
Keeper of the Seven Keys

Encore 2:
Guitar Solo (Kai Hansen)
Future World
I Want Out [/I]
Report a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 23 nov 2017 alle 23:36

Non solo gli spalti Graz, pure di sotto c'era gente "appisolata" :-D

Inserito il 23 nov 2017 alle 17:04

vabbè gli spalti erano a dir poco immobili, manco a dirlo

Inserito il 23 nov 2017 alle 11:59

In ogni caso mi sembra che tutti concordiamo sul fatto che la partecipàzione attiva non sia stata data dalla stragrande maggioranza.... E per un.evento.di questa portata è abbastanza triste....