(09 novembre 2008) Uriah Heep - 9 Novembre 2008 (Rolling Stone, Milano)

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Provincia:MI
Costo:25 € + d.p.
Una nutrita schiera di fans assiepati davanti all'ingresso del Rolling Stone, si prepara a fare di questa fresca domenica autunnale una serata all'insegna della nostalgia: si esibiscono infatti gli Uriah Heep, uno dei pochi gruppi rock inglesi ad essere sempre rimasti in attività fin dal 1970. Anche se della formazione originale rimane il solo Mick Box alla chitarra, un concerto degli Heep è sempre e comunque un evento a cui non si può dire di no, soprattutto se si considera che questa è l'unica data italiana del tour. Non nascondo la soddisfazione di vedere il locale pieno di gente di tutte le età, tutti qui per vedere una band che ormai è un po' misconosciuta, nonostante l'enorme successo degli esordi. C'è anche grande attesa per saggiare la resa live dei brani di "Wake The Sleeper", il primo album originale dopo ben 10 anni di attesa.

Non ci sono gruppi di supporto e quindi, alle 21:00 precise, la band sale sul palco e parte proprio con "Wake The Sleeper", una bordata in doppia cassa che si rivela perfetta per aprire un concerto. Seguono altre due gemme recenti a nome "Overload" e "Tears Of The World", due fra le migliori canzoni degli Heep post-1980, eseguite ottimamente e ben accolte dal pubblico, che partecipa già con notevole entusiasmo. La band, dal canto suo, è davvero "in palla" e malgrado dei suoni un po' ovattati, offre una performance compatta e decisa. Merito sicuramente del nuovo batterista, Russell Gilbrook, che ha portato una rinnovata energia in seno al gruppo: il sostituto del veterano Lee Kerslake si comporta benissimo, unendo tecnica e potenza e soprattutto non cercando mai di imitare lo stile inconfondibile del suo predecessore. In quanto agli altri, troviamo un Trevor Bolder decisamente "carico" al basso e un Bernie Shaw con la voce in forma smagliante. Sempre preziose e indispensabili, poi, le tastiere di Phil Lanzon, mentre Mick Box è apparso il più composto, più concentrato sulle note della sua chitarra che sulla presenza scenica.

L'insieme, comunque, funziona alla grande e il primo, vero boato dei fans arriva con la stra-classica "Stealin' ", seguita a ruota da uno dei brani più emozionanti degli Uriah Heep, quella "Sunrise" che 36 anni fa apriva il capolavoro "The Magician's Birthday": da allora, quattro interpreti su cinque sono cambiati ma la magia e i brividi che questa meravigliosa canzone è in grado di provocare, sono sempre gli stessi. Da questo punto in poi, si intuisce il modo in cui la scaletta è stata suddivisa, a mio avviso piuttosto saggiamente: tre o quattro brani nuovi alternati a due classici, una struttura decisamente ben bilanciata.
Alla fine, "Wake The Sleeper" sarà suonato per intero, dalla prima all'ultima nota: senza dubbio, molta gente avrebbe preferito qualche canzone storica in più ma, dopo aver aspettato dieci lunghi anni per un nuovo disco, è giusto proporlo il più possibile dal vivo, come d'altra parte affermato dallo stesso Bernie Shaw.

Bisogna dire che le nuove canzoni rendono tutte molto bene in sede live, ovviamente con alcuni momenti migliori di altri, rappresentati in questo caso da "Shadow" e dalla solenne "Angels Walk With You", entrambe salutate con calore dal pubblico. Niente, in ogni caso, in confronto alla rocciosa "Gipsy", uno dei rari casi in un cui un riff da due note riesce a coinvolgere una marea di gente; notevole anche l'assolo dissonante di Phil Lanzon, anche se è chiaro a tutti che un certo Ken Hensley rimarrà per sempre ineguagliato... Che dire poi di "Look At Yourself", brano veloce, esaltante ed energico, questa sera arricchito di una lunga sezione strumentale, con Box e Bolder sugli scudi. Fa un po' senso pensare che queste due canzoni, le più potenti di tutto il lotto, abbiano quasi 40 anni sulle spalle ma questa è l'ennesima dimostrazione di quanto il rock anni '70 abbia influenzato le generazioni successive.

Si giunge pian piano in dirittura d'arrivo, stavolta con i brani più amati dal pubblico: "July Morning", poesia in musica di straordinaria bellezza, precede quello che per molti è IL classico degli Uriah Heep, l'universalmente nota "Easy Livin' ". Tempo di saluti ma c'è ancora spazio per un ultimo pezzo e per gli ultimi brividi, grazie alla semi acustica e sempre splendida "Lady In Black", introdotta da Mick Box che ringrazia e invita tutti a cantare il refrain insieme. Il risultato? Beh, per capirlo bisognava esserci...

È stato un gran bel concerto da parte di una band che non sembra sentire affatto il peso degli anni e anzi, dimostra solidità, coerenza e professionalità: non deve essere facile, con una tale discografia alle spalle, decidere di suonare tutto il nuovo album e quindi togliere spazio ai classici. Se non altro è una mossa che denota la volontà di mettersi ancora in discussione e guardare avanti. Non tutti i gruppi storici possono permetterselo, loro invece hanno dimostrato di poterlo fare.
Bentornati Uriah Heep!

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 13 nov 2008 alle 14:30

Io c'ero. Il report mi pare renda bene l'idea del concerto. è vero è rimasto solo Mick Box, ma Trevor Bolder è del gruppo dal 1977 (salvo qualche pausa) e Phil Lanzon e Bernie Shaw dal 1984 o giù di lì. Quindi il gruppo è molto affiatato e lo si vede, e soprattutto lo si sente! Avendo visto Deep Purple e Sabbath negli ultimi tempi mi sento di dire che gli Heep sono molto, ma molto, in forma. Bernie non ha più trent'anni, ma rimane un grande interprete (penso anche e soprattutto ai pezzi non suoi). Trevor è più di una garanzia ed è uno spettacolo vederlo macinare km sul suo basso. Phil non è Ken, è vero, ma la sua parte la fa, specie nei cori. Il nuovo batterista mi piace. Pesta giù che è un piacere e sentire un po' di doppia cassa in certi frangenti non è male. Mi sembra che il suo inserimento abbia fatto molto bene al resto del gruppo. Lo dimostra pure il nuovo disco: niente di nuovo, ma senz'altro un'altra buona pagina di hard rock. I momenti migliori secondo me sono stati le due canzoni tirate all'inizio (le prime due del nuovo disco), l'accoppiata Gypsy+Look at yourself e July morning, resa benissimo da Bernie. Da rivedere assolutamente alla prima occasione, magari con una setlist più varia.

Inserito il 13 nov 2008 alle 02:08

Grandiosi. Non come i "grupponi" di oggi che fanno un disco ogni anno o due e poi non hanno il coraggio di suonarlo dal vivo. Massimo rispetto. Peccato non esserci stato.