Black Metal - Le origini

Da quando al mondo esiste la musica, il Diavolo ha sempre dimostrato un certo interesse nei suoi confronti. Fosse essa Jazz oppure Blues, fino ad arrivare al Rock dei giorni nostri, non c’è stato un solo genere musicale risparmiato dalla spada della censura ecclesiastica, non tacciato di diffondere un messaggio satanico alle orecchie dei poveri indifesi ascoltatori. Neanche, per citare gli esempi più assurdi, un gruppo universalmente amato come i Beatles è riuscito a sottrarsi a questa inquisizione, e la stessa fine hanno fatto (per par condicio) anche i Rolling Stones. Quanto ci fosse di vero in quelle insinuazioni non ci è dato di saperlo, ma è dagli anni ’80 che le ricerche in queste direzioni hanno potuto trovare nuova linfa. Pensate che, fino a qualche anno prima, i gruppi "sotto inchiesta" cercavano in vari modi di allontanarsi dalle accuse di utilizzare simboli esoterici o inneggiare nei loro testi al satanismo, e ora provate a immaginare l’espressione che si dipinse sui volti dei vari monsignori del rock quando videro che il fenomeno da nascosto era diventato esplicito! Niente più messaggi registrati al contrario, niente più scritte minuscole nei credits: la nuova ondata di blasfemia era qualcosa di impensabile fino ad allora, con le copertine raffiguranti Gesù Cristo nelle pose più dissacranti (in putrefazione, usato come fionda da Satana, fatto a pezzi), i testi inneggianti alla lotta al Cristianesimo e addirittura i nomi di alcuni gruppi (Impaled Nazarene, Rotting Christ e God Dethroned su tutti) che più espliciti non si potrebbe.
Tutte e quattro le band che ritengo progenitrici del black metal hanno fatto propria, almeno nei primi tempi, questa ideologia con risultati che come vedremo sono tutt’altro che scontati. Stiamo parlando di Venom, Bathory, Sarcofago ed Hellhammer, ensemble che provengono da varie parti del mondo e che con le loro caratteristiche e peculiarità hanno in passato contribuito a creare quel terreno fertile che pochi anni dopo avrebbe dato origine al fenomeno. Sicuramente anche questi quattro mostri sacri non si sono creati da soli, e probabilmente procedendo in risalita di influenza in influenza potremmo arrivare addirittura ad Elvis! Non è questo il nostro obiettivo, perciò ci fermeremo ai Motorhead e ai Black Sabbath: i primi fondamentali per la velocità e l’attitudine grezza della loro musica, i secondi per aver fatto uso per la prima volta di tematiche esplicitamente occulte, seppur dal punto di vista cristiano. Tutto inizia quindi da qui, e questi due gruppi oltre ad aver pubblicato capolavori di rara bellezza possono essere considerati i padri di buona parte del metal estremo che circola oggi nei nostri lettori.

I Venom nascono intorno al 1980 a Newcastle, città fortemente industriale nel nord dell’Inghilterra. L’idea di fondare il gruppo si insinua per prima nella testa di Jeff Dunn (Mantas), roadie ai concerti e appassionato di moto, conosciuto nell’ambiente stradaiolo proprio con il “nome d’arte” di Venom. Reclutati Conrad Lant (Cronos) e Tony Bray (Abaddon), il trio è al completo e registra nel 1981 il primo seminale full-lenght "I]Welcome To Hell[/I]" dal titolo fortemente esplicativo. La musica non è altro che una versione velocizzata dei Motorhead con i pentacoli al posto delle motociclette, nient’altro che fottuto punk’n’roll sguaiato e rozzissimo. Osservando i primi quattro lavori salta subito all’occhio l’attitudine satanica della band inglese, colpevoli un paio di caproni, qualche croce rovesciata, gli occhi posseduti dei due bambini sulla copertina di "Possessed" (uno dei quali è proprio la figlia di Abaddon) e soprattutto i chiarissimi testi della band:
Satan laughs the words of war
The Heavens shake with fear
Armageddon sings his song
The battle's ever near
Gli spettacoli live dei Venom sono profondamente devoti alla magniloquenza effettistica dei Kiss e alla completa improvvisazione dei Deep Purple: nulla è studiato, se non la scenografia e gli effetti pirotecnici… tutto il resto è lasciato al coinvolgimento dei fans e all’interazione con il gruppo. Non a caso, le esibizioni degli inglesi sono unanimemente considerate tra le più intense, e si narra che persino gli Slayer rifiutarono di suonare come headliner dopo i Venom, per paura di non riuscire a ripetere il grandissimo spettacolo di questi. Ma dal 1987 a livello tematico qualcosa cambia:
Quando si parla di Satanismo correlato ai Venom, ci si riferisce al culto di noi stessi, al potere di concederci la scelta di amare e odiare, oppure credere in ciò che è bene e male. Non si tratta di essere legati ad una specie di culto. E’ tutto riguardo ad essere il massimo a cui una persona può ambire.
Da queste parole di Cronos si può capire quanto di immaturo ci fosse nel primo atteggiamento della band: forse la voglia di provocare e di stupire, ma anche un po' di quel satanismo legato al divertimento e alla libertà portarono la band verso un punto che all’inizio i Venom non avrebbero mai pensato di raggiungere. Da qui il repentino cambio di rotta tematica, con una serie di album legati ad argomenti vari, ma mai più orrorifici ed anticristiani come nei primi anni di attività.

La stessa sorte tocca ai Bathory, immensa formazione svedese - forse la più importante musa ispiratrice del black metal come lo conosciamo noi. Nati nel 1983 per volere di Quorthon, i Bathory diventano presto una one-man band. I primi due lavori ci presentano in copertina una versione graficamente più gradevole dello stesso caprone che avevamo trovato sulle cover dei Venom! Anche la musica stessa, fino a "Under The Sign Of The Black Mark", non è poi così dissimile da quanto proposto dal trio di Newcastle: veloci ed aggressive composizioni, basate su riff trashy e accompagnate dalla tagliente voce di Quorthon che non fa altro che le prove generali per la nascita dello screaming. Tra il 1986 e il 1988 anche qui qualcosa cambia e non credo sia tutto da imputare, come sostengono in molti, al nuovo batterista innamorato dei Manowar. Come racconta lo stesso Quorthon l’attacco al cristianesimo eseguito pedissequamente rovesciandone i simboli era principalmente dovuto alla sua giovinezza e all’interesse per temi che all’inizio degli anni Ottanta erano considerati estremi e "rivoluzionari". Tuttavia la mente dei Bathory si accorse presto che non era questa la direzione che aveva originariamente immaginato per il gruppo, interessandosi sempre di più ai temi cari al suo paese e alla sua cultura: quelli della tradizione nordica e vichinga.
Successe più o meno così: in un tentativo di allontanarci dalla questione "sono satanisti oppure no" - discussioni che erano all’ordine del giorno nei media all’epoca (una sorta di tentativo di distogliere l’attenzione da ciò che era veramente importante, la musica), sentii dentro di me che volevo sostituire tutto l’apparato demonico & satanico con qualcosa di finalmente puro da tutta l’immondizia cristiana e satanica.
L’era vichinga pre-cristiana in Scandinavia sembrò perfetta per i testi e gli arrangiamenti. Se i Bathory fossero stati un gruppo giapponese, avremmo potuto attaccarci alla cultura samurai. Se fossimo stati in Italia avremmo certamente fatto riferimento all’epoca romana. Però, noi siamo una band svedese e l’era vichinga è quanto di meglio possa rappresentare il nostro paese. L’unica cosa che abbiamo ereditato dai Manowar è stato il classico tempo di batteria, che ci sembrò davvero calzare alla perfezione nelle composizioni. Ma mi chiedo se sia abbastanza da essere considerato una sorgente di ispirazione o influenza.
Ancora una volta il satanismo basato sul semplice rovesciamento dei valori e dei simboli cristiani non sembra più interessare una band al raggiungimento della maturità artistica. Tuttavia entrambe le fasi del percorso artistico dei Bathory hanno lasciato una grande impronta sulla futura scena black metal; basti pensare che le due maggiori tematiche guida dell’Inner Circle saranno proprio il satanismo e la cultura nordica. Il compimento totale di queste anime così diverse eppure così legate tra loro fu l’album "Blood Fire Death" del 1988, considerato da quasi tutti i fan il miglior episodio della loro ventennale carriera. Aprono e chiudono due pezzi epici, basati sulla non eccelsa voce pulita di Quorthon che si fa perfetto cantastorie dell’Asatru (il panteon vichingo). Non a caso in copertina campeggia una riproduzione del "Wild Hunt" di Peter Nicolai Arbo, ripresa anche nella prima canzone con "Odino che cavalca sulle terre del nord". In mezzo a queste due perle troviamo cinque brani ancora legati al vecchio stile, una sorta di thrash potentissimo e veloce intervallato da una serie assoli inutili e allo stesso tempo esaltanti! L’insieme dà la netta sensazione di cambiamento, e soprattutto di essere un album solido nonostante l’enorme diversità nei pezzi contenuti. "Blood Fire Death" è un album di transizione tra "Under The Sign Of The Black Mark" e il successivo capolavoro "Hammerheart", ma proprio questa sua contraddizione lo ha fatto diventare nel corso degli anni l’album più apprezzato dai seguaci dei Bathory.

Meno conosciuti, ma ugualmente importanti ai fini della nostra ricerca sono i Sarcofago e gli Hellhammer: due gruppi che per vari motivi non hanno mai conosciuto un grande successo nonostante siano stati spesso citati dai gruppi black norvegesi come fonte di principale ispirazione sia musicale che tematica.
La "colpa" dei Sarcofago è sicuramente quella di essersi affacciati sulla scena dal Brasile, nonostante l’heavy sia il genere mondiale per eccellenza, se consideriamo che per suonare pop o rock è molto importante essere inglesi o americani mentre il metal può permettersi di pubblicizzare gruppi addirittura asiatici o australiani. Tuttavia una scarsa politica di produzione e promozione portò i Sarcofago ad essere conosciuti solamente negli ambienti underground qualora qualcuno aveva avusse la fortuna di trovarli per caso importati dall’estero, mentre nel resto dell’Europa restarono sempre dei perfetti sconosciuti. Ricordiamoci sempre che stiamo parlando di anni in cui non era possibile, al contrario di oggi, scaricare da internet il primo demo dei Darkthrone, ma queste rarità erano allora appannaggio solo dei più fortunati e più veloci. In ogni caso, il misto di punk, violenza e satanismo non faticò molto ad essere bene accolto dalle nascenti menti dell’elite black metal. Lo stesso Euronymous dei Mayhem si divertiva molto a citarli nelle interviste, assicurando addirittura che li avrebbe messi sotto contratto quando i soldi avrebbero cominciato a fluire nel verso giusto. Il ponte di corrispondenza tra Norvegia e Brasile resse bene fino alla morte di Euro, col risultato che un po’ tutti attorno ad Oslo riuscirono a conoscere e ad apprezzare i brasiliani. Tuttavia anche i Sarcofago, dopo un paio di album, iniziarono a scrollarsi di dosso le vestigia dell’immagine primordiale togliendo prima le borchie, poi le croci rovesciate e infine tagliandosi perfino i capelli, giustificandosi in modi che non convinsero mai sufficientemente i fan della prima ora e portarono il gruppo ad essere presto dimenticato dai suoi stessi sostenitori.

Gli svizzeri Hellhammer invece si scontrarono con la critica metallica, che dal 1982 allo scioglimento accusò in ogni modo il gruppo di produrre semplicemente rumore e di giocare con qualcosa di pericoloso come il fuoco, l’immagineria satanica. Lo stesso Thomas Fischer ha dei ricordi poco positivi riguardo all’esperienza con gli Hellhammer:
Io ascolto molti generi di heavy metal, dai Judas Priest, ai Manowar, agli Slayer e quando suonavo heavy metal volevo veramente tenere alto il mio nome - volevo essere HEAVY. Ma questo non vuol dire necessariamente che bisogna essere allo stesso tempo musicali. Perciò con i Celtic Frost decidemmo di andare avanti con la pesantezza degli Hellhammer, ma almeno provando ad essere un po’ più musicali così la gente avrebbe iniziato a prenderci un po' più sul serio.
"Apocalyptic Raids" fu il passo che mi trasformò in un musicista, piuttosto che in un headbanger con la chitarra in mano. Fu la più grande educazione nel mondo, perché ci permise di realizzare quale nefandezza stavamo producendo.
Un anno più tardi i Celtic Frost dimostrano di aver assimilato alla perfezione le affermazioni del frontman, realizzando una serie di album belli e importanti; basta sentire quanto ne ha tratto di ispirazione almeno agli esordi un gruppo fondamentale come i Darkthrone. La cupa, inquietante, oscura musica degli svizzeri servì di lezione ai norvegesi, e pose ulteriori basi per la nascita del movimento.

Nonostante le prime incarnazioni di Mayhem, Immortal e Darkthrone fossero già attive sotto diversi nomi e con differenti direzioni musicali, ci fu qualcosa che verso la fine degli anni ’80 fece scattare un meccanismo. Il death metal underground, ormai morente sotto i colpi della commercializzazione e del crescente interesse del pubblico e dei media, diede la spinta finale, la reazione che segnò la fine di un’epoca e ne iniziò una nuova. Poi Euronymous fece il resto, e il black metal era bello che nato.
Capitolo a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi