Se il 1992 si era chiuso con i fuochi d'artificio delle chiese date alle fiamme, il 1993 si aprì direttamente con le trombe dell'Apocalisse, a ricordare alla Norvegia l'inferno in cui stava sprofondando. Nel mese di Gennaio, per la prima volta dall'inizio del fenomeno black metal, un giornale di Bergen iniziò ad interessarsi al Black Circle e a condurre la sua personale inchiesta nei confronti di questo nascente movimento, erronaemente interpretato fino a quel momento come semplice espressione di disagio e ribellione giovanile.
L'indagine era stata condotta dal reporter
Finn Bjørn Tønder che, entrato in contatto con due amici di
Varg Vikernes, era riuscito a ottenere un appuntamento a casa di quest'ultimo per condurre una breve intervista. L'accordo era semplice: in cambio delle sue risposte, Varg avrebbe potuto leggere e correggere l'articolo prima della definitiva pubblicazione.
L'incontro avviene a mezzanotte in un appartamento nella parte sud della città, ed è sapientemente preparato dai suoi interpreti, anche con una discreta dose di ironia: al giornalista viene detto che Varg odia la luce e che è armato, per precauzione nel caso di un'irruzione della polizia. Le pareti dell'abitazione vengono ricoperte di armi, simboli satanici e immagineria nazista, dando l'idea di trovarsi in un luogo completamente alieno dal mondo. Ed è in quest'atmosfera che il Conte dà sfogo alla sua delirante brama di gloria, nonostante in tempi recenti abbia spiegato che l'intervista fu volutamente esagerata per attirare l'attenzione della gente sulla scena black metal e aiutare Euronymous durante la sua crisi finanziaria. Rivela alcuni dettagli sui roghi delle chiese precedentemente noti solo alle forze dell'ordine, tra cui i procedimenti per appiccare gli incendi e la presenza del coniglio decapitato sulle scale di Fantoft. E' proprio in quest'occasione che pronuncia la celebre frase: "abbiamo acceso noi i fuochi".
Poche ore dopo aver dato il consenso al giornalista, Varg Vikernes su indicazione dello stesso Tonder viene arrestato dalla polizia. Esattamente il 20 di Gennaio l'intervista viene pubblicata sulla prima pagina del Bergen Tidende, attirando nuovamente l'attenzione degli investigatori. I dettagli combaciano, le dichiarazioni sono credibili. Durante le prime indagini, Finn Bjørn Tønder rivela di essere stato avvicinato dai due amici di Count Grishnack con la proposta di comprare un'intervista da loro realizzata. Lo scritto rivela, oltre ai già noti otto roghi delle chiese, pericolose connessioni con l'omicidio di un omosessuale avvenuto a Lillehammer l'estate precedente. Molti altri ragazzi coinvolti nel movimento black metal vengono interrogati a proposito di questi episodi, ma finiscono per essere tutti rilasciati. Euronymous, spinto dai suoi genitori a lasciar passare in silenzio il momento delicato, chiude l'Helvete invece di approfittare del clamore per trarne profitto, e questa mossa lo rende ancora più inviso a una parte dei protagonisti della scena. Vikernes non intende avere più nulla a che fare né con lui né con i suoi Mayhem, e rimane in buoni rapporti solamente con il batterista Hellhammer.
Bisogna aspettare il 27 di Marzo per tornare a parlare finalmente di musica, con l'inchiesta del magazine inglese
Kerrang che si propone di fare luce sulle oscure vicende occorse in Norvegia, titolando l'articolo in maniera esplicita: "Incendi... morte... riti satanici... Si è forse spinto troppo oltre l'heavy metal?". Il numero è di quelli che hanno fatto la storia: l'autore - Jason Arnopp - scelse di basarsi sull'accurata trasposizione delle parole di Euronoymous e Varg, aggiungendo tutta una serie di dettagli che fecero diventare la storia un concentrato di mistero e sensazionalismo. L'inizio dell'articolo è dedicato ai membri del fantomatico Inner Circle: i norvegesi Burzum, Mayhem, Darkthrone, più gli americani Deicide e VON, che per un'errata interpretazione delle parole di Vikernes diventano l'acronimo di Vittoria - Orgasmo - Nazi. Incredibilmente è proprio Glen Benton, frontman dei Deicide, a guadagnarsi il titolo di leader grazie a torture sugli animali, sacrifici umani e una croce rovesciata marchiata sulla fronte con il fuoco. Euronymous regala al cronista maggiori dettagli sulla composizione dell'organizzazione, formata da una decina di membri effettivi e da un centinaio di adepti con il ruolo di veri e propri "schiavi" da utilizzare a proprio piacimento in ogni genere di azione dimostrativa. Dopodiché l'interesse dell'autore si sposta sul tormentato pensiero di Varg Vikernes, che esprime in quest'occasione due dei suoi concetti più celebri:
Noi supportiamo il Cristianesimo perché opprime le persone, e bruciamo le Chiese per renderlo più forte. Poi possiamo addirittura iniziare una guerra. Gli esseri umani sono inutili e stupidi. Non sono fatti per pensare. Sono fatti per seguire un dio o un leader.
Io supporto tutte le dittature. Stalin, Hitler, Ceaucescu... e diventerò io stesso il dittatore della Scandinavia. Sono un Vichingo, e siamo fatti per lottare. Fate la guerra, non la pace... capito? Un po' dello spirito vichingo continua a vivere, e io sono parte di esso. Stupide fottute persone che vanno in giro a camminare e si amano le une con le altre. Dobbiamo fare la guerra.
I commenti di Euronymous non sono certo meno caustici, e spaziano dalla morte dell'amico Dead all'organizzazione delle azioni dell'Inner Circle:
Non mi interessa quando muore una persona, neanche se è all'interno della mia cerchia. Non provo nessun sentimento. Certo, era un ottimo cantante, ma i cantanti possono sempre essere sostituiti. Quello che ha fatto è stato il sacrificio più grande, e i Mayhem ci hanno solo potuto guadagnare...
Sarei uno stupido se partecipassi in prima persona alle operazioni - se fossi catturato l'intera organizzazione crollerebbe. Io mi occupo del lato economico delle cose, e la mia etichetta discografica fornisce le fondamenta. Abbiamo un gruppo di militanti che si occupano di ciò che va fatto.
Proprio quest'ultima dichiarazione di non partecipazione alle azioni sul campo valse poi ad Euronymous la fama di codardo, e lasciò il campo a Vikernes come unica e incontrastata guida del movimento black metal.
L'articolo prosegue con le dichiarazioni di alcuni membri di band musicali di area metal, tra cui il mastermind dei Therion Kristofer che torna a parlare del tentativo di rogo a casa sua smentendo le parole del Conte.
Non sono spaventato. Count Grishnack ha mandato la sua fidanzata a fare il lavoro sporco per lui! La prossima volta chi manderà? Il suo cane?!
Ancora più duro il cantante dei Paradise Lost, Nick Holmes, che commenta così l'attacco al tour bus portato da un gruppetto di sostenitori del black metal:
Erano veramente impazziti, ma il nostro episodio è stato ingigantito un po' troppo. I piccoli discepoli hanno un'età media di 10 anni - fottuti embrioni! E' spaventoso, un tipo di culto alla Manson. Assomiglia ai fottuti nazisti della Germania dell'est... lo stesso tipo di gioco di potere.
Quanto fossero vere queste parole, e quanto fosse invece parte del tentativo di sminuire un fenomeno che stava assumendo proporzioni spaventose non ci è dato di saperlo. Tuttavia in chiusura dell'articolo sono gli stessi Euro e Varg a predire un'era fatta di terrore e violenza, con intimidazioni e vendette nei confronti di chiunque osi intralciare la strada dell'Inner Circle. Ma non finisce qui: un trafiletto sulla destra dell'ultima pagina introduce al grande pubblico di Kerrang il "True Black Metal", ovvero tutta una serie di band correlate alla ormai tristemente celebre scena. Il primato spetta ovviamente alla trinità formata da Burzum, Mayhem e Darkthrone, trio anglo-norvegese che all'epoca aveva appena pubblicato lo storico "
Under A Funeral Moon". Segue un elenco di band straniere, tra cui i greci Rotting Christ e gli svedesi Marduk, Dissection e Abruptum, questi ultimi sempre impegnati a registare album durante sessioni di auto-tortura. Gli appartenenti ad una fantomatica "Church Of Satan" dedita alla lettura degli scritti di LaVey comprende gli americani Acheron e Deicide, gli sconosciuti cecoslovacchi Master's Hammer e i finlandesi Impaled Nazarene. Infine la rassegna si chiude con alcune band all'epoca considerate minori, tra cui gli Emperor del folle Samoth, impegnato a far registrare al giornalista la celebre frase: "Scrivilo che io non rido o scherzo mai! Sono male puro. Un giorno regneremo sulla Norvegia!".
In seguito alla pubblicazione dell'articolo sul Bergen Tidende, l'attenzione della stampa e dei media in generale spingono gli investigatori a scavare sempre più a fondo nel torbido ambiente dell'Inner Circle. Il principale indagato resta Varg Vikernes, interrogato a ripetizione nei mesi successivi, ma il cerchio inizia ad allargarsi fino a comprendere tutti i suoi amici e conoscenti. Viene confermata dagli investigatori la connessione con l'omicidio dell'omosessuale Magne Andreassen avvenuto l'anno precedente, fino ad allora considerato un episodio slegato dai roghi delle chiese. Tuttavia il castello messo in piedi dal Conte regge, e il sentimento di appartenenza al movimento dei membri anche meno protagonisti fa sì che in questa prima ondata di interrogatori non venga fuori nulla di rilevante. Ma il peggio doveva ancora arrivare.
Il dualismo tra Euronymous e Vikernes era ormai giunto al suo culmine. Oystein, grazie al lavoro di etichetta e negozio, era stato in principio molto apprezzato nell'underground della scena e questo aveva creato più di un fastidio a Varg, che lo considerava invece solo come fumo negli occhi. Il suo ego era intanto cresciuto a dismisura, causando anche problemi provocati dai suoi troppi proclami che mal si conciliavano con l'organizzazione di una sorta di "setta" i cui atti criminosi dovevano restare il più possibile segreti e lontani dall'attenzione pubblica. Inizia proprio in questo periodo la guerra fredda di Vikernes contro Euronymous, fatta all'inizio solo di insinuazioni, di ripicche, di sottili dubbi insinuati nelle menti dei suoi amici e collaboratori. Il carattere un po' semplice e ingenuo di Oystein sicuramente agevolò il suo lavoro: la subordinazione nei confronti dei genitori (che gli avevano prestato i soldi per aprire le sue attività, e che spesso gli chiesero di rendere conto di quello che stava succedendo), il distacco riguardo alle azioni pratiche del movimento, la sua incapacità nella gestione puramente economica furono aspetti a cui il Conte si attaccò per creare la sua immagine di un ex-principe, ormai caduto nella più totale rovina. Queste argomentazioni fecero presa su molti, ma non si rivelarono sufficienti per tirare dalla sua parte autentiche icone dell'Inner Circle come Bard Eithun, che rimanevano ancora fedeli a Euronymous senza il quale nulla in origine sarebbe mai potuto essere. Durante questa escalation di ostilità, Vikernes viene a sapere da fonti molto vicine al rivale la sua intenzione di catturarlo, torturarlo e infine ucciderlo filmando il tutto per il proprio divertimento in qualche bosco fuori città. Euronymous non era nuovo a queste minacce, che amava distribuire in maniera del tutto imprevedibile - come aveva fatto più volte anche con Dead - senza però poi tramutarle in nulla di concreto. Ma, nonostante fosse considerato un totale perdente da Varg, era stato anche recentemente condannato a quattro mesi di carcere per aver sfregiato con una bottiglia rotta due ragazzi alla fermata dell'autobus, rei di aver messo gli occhi sulla sua ragazza. Con questi sentimenti contrastanti riguardo la veridicità del pericolo, inizia a pianificare un modo per rovesciare le parti.
E' qui che il racconto si fa fumoso, e la verità diventa impossibile da determinare. Anni di interviste, smentite, nuovi dettagli, ipotesi hanno danneggiato in maniera irreparabile la realtà, al punto che - probabilmente - neanche i protagonisti di questa triste storia sarebbero più in grado di ricordarla con esattezza. Tutto nacque in maniera altrettanto confusa: forse si trattava di un omicidio premeditato con attenzione, oppure Varg aveva intenzione di crearsi in anticipo una storia credibile nel caso gli eventi fossero precipitati in maniera naturale. Ad aiutarlo, guidati in maniera inconsapevole dal suo incredibile carisma, furono due personaggi fino a quel momento considerati minori nella scena. Un conoscente avrebbe dovuto fermarsi nel suo appartamento per fornire a Vikernes un alibi, mentre un amico intimo di Euronymous, tale
Snorre Ruch, avrebbe costituito per lui una sorta di espediente per avvicinarsi alla sua vittima senza destare troppi sospetti, dato che egli aveva preparato dei riff di chitarra per i Mayhem che voleva fargli ascoltare.
Snorre, nome d'arte Blackthorn, è il personaggio dell'intera scena che rimane più difficile da decifrare. Meno di un mese prima aveva avuto problemi psichiatrici, e gli era stato prescritto il ricovero in un'apposita struttura. Invece di seguire il consiglio era fuggito a Bergen, e andato a vivere temporaneamente nella casa di Varg Vikernes. Poco tempo prima era anche entrato di nuovo in contatto con Euronymous, suo amico d'infanzia, che l'aveva scelto come seconda chitarra per i Mayhem. Alla luce di questi due fatti sembra ancora più inspiegabile l'aiuto che diede al Conte, probabilmente accecato dalla sua volontà di ferro e disorientato dai problemi mentali. Fu infatti proprio lui a dare la conferma definitiva a Vikernes riguardo le intenzioni bellicose del rivale, facendogli ascoltare di nascosto una telefonata ricevuta da Oystein in cui dichiarava l'intenzione di farlo sparire per sempre dalla circolazione.
Ci sono sei ore di macchina tra Bergen e Oslo, su una bellissima strada panoramica che è da sempre meta preferita dai turisti. Vikernes e Ruch si danno il cambio alla guida stabilendo dei turni, ed è ormai nella prima mattina del 10 Agosto che la coppia giunge nella capitale norvegese. Il Conte sta dormendo nel sedile posteriore, con la cintura contenente il suo fedele coltello abbandonata a terra. I due scendono dall'auto e mentre Snorre si fuma una sigaretta fuori dal condominio, Varg suona al campanello. Euronymous è ovviamente sorpreso e cerca di prendere tempo, ma il Conte gli rivela di aver portato il contratto firmato per la DSP e vista la sua insistenza è costretto ad aprirgli la porta. L'appartamento è a uno dei piani superiori, e quando Vikernes giunge finalmente alla porta trova Oystein in biancheria intima, palesemente nervoso. A onor della cronaca bisogna ammettere che una versione univoca dei fatti che successero da quel momento in poi non è mai stata confermata, anche perché l'unico potenziale testimone di quanto stava per succedere, Snorre Ruch, si era perso all'interno del palazzo non riuscendo a trovare il campanello dell'amico. Fino al momento in cui vede uscire i due dall'appartamento: Euronymous perde sangue e scappa disarmato pensando solo a salvare la propria vita mentre Vikernes, armato di un coltello con la lama di una decina di centimetri, lo rincorre in quella che deve aver avuto il sapore di una vera e propria caccia all'uomo. E' qui che Snorre entra in panico e ha un vero e proprio black-out mentale, rimane qualche secondo pallido come un fantasma prima di correre fuori dallo stabile, quasi a voler fuggire anche solo da quella terrificante immagine. Secondo il racconto del Conte in realtà Oystein aveva cercato ripetutamente di afferrare un'arma in casa sua, ma vistosi messo alle strette aveva preferito correre fuori per cercare di allertare i vicini suonando i campanelli, bussando alle loro porte, urlando. Quello che in un momento di totale concitazione non aveva considerato è che la periferia di Oslo è densamente popolata da immigrati, le cui risse sono all'ordine del giorno. E' questo il motivo per cui, probabilmente, nessuno dei vicini sembrò sorpreso da quanto stava accadendo al punto da mettere fuori la testa dalla propria abitazione. Neanche quando Varg Vikernes, decidendo che lasciare in vita l'avversario sarebbe stata una mossa troppo pericolosa per la propria incolumità, gli pianta la lama del coltello nel cranio, uccidendolo sul colpo. Dopodiché sfila con fatica l'arma dalla testa del cadavere, lasciandolo rotolare giù per una rampa di scale come un sacco di patate, e corre fuori per evitare che il complice, in evidente stato di shock, possa scappare con le chiavi della sua auto lasciandolo solo e insanguinato in una città che inizia a scottare troppo.
Può anche essere considerato normale che una persona abbia un sacco da notte e un set completo di vestiti di ricambio (misteriosamente abbandonati da amici che avevano precedentemente ricevuto un passaggio) in macchina, ma questo aspetto non fa altro che alimentare i sospetti riguardo alla premeditazione dell'omicidio. Varg infatti si avvolge nel sacco prima di entrare nell'auto per non lasciare tracce di sangue e successivamente, dopo aver evitato una volante della polizia prendendo la strada a nord per Trondheim, si ferma nei pressi di un lago per lavarsi, cambiarsi e sbarazzarsi degli abiti sporchi. Durante una sosta per telefonare da una cabina all'amico rimasto nell'appartamento di Bergen, un equivoco con un gruppetto di teppisti che stavano devastando l'area di servizio fa scattare un inseguimento da parte di un'altra macchina della polizia, seminata dopo una folle corsa terminata sull'autostrada. All'arrivo nella città natale Vikernes decide di utilizzare un negozio di stampe per crearsi un alibi, prima di lasciarsi andare a un sonno liberatorio nel suo appartamento. La sua libertà dura ancora una settimana, fitta di interrogatori sia a Oslo che a Bergen. Gli investigatori fiutano fin da subito la sua pista, ma l'alibi costruito sembra reggere fino a quando non viene identificato in Snorre Ruch un possibile anello debole della catena. Ruch viene raggiunto da numerose telefonate, anche nel cuore della notte, in cui gli vengono poste continuamente le stesse domande, in maniera sempre più incalzante. Il 17 di Agosto cede sotto il peso del trauma e confessa l'omicidio, portando all'arresto del Conte fuori da un club. Per i dettagli bisogna aspettare ancora qualche giorno: Vikernes, seppure in cella di isolamento, si rifiuta di collaborare ed è questa volta l'amico rimasto nel suo appartamento quella tragica notte, quando viene accusato di essere lui stesso l'esecutore materiale, a crollare e a distruggere definitivamente il già traballante alibi confermando gli stessi fatti già raccontati da Ruch.
Nonostante la duplice confessione nessuna prova concreta viene trovata nei confronti di Vikernes. I due amici vengono torchiati, e probabilmente con la promessa di ricevere uno sconto di pena rincarano la dose facendo sembrare l'omicidio organizzato e non conseguenza di una lite. Il fatto che il ragazzo rimasto nell'appartamento abbia scontato solamente una notte di reclusione fa sembrare tutto il castello messo in piedi dagli investigatori ancora più instabile, dando l'impressione di una verità costruita ad arte per sbarazzarsi di un personaggio scomodo e pericoloso come il Conte, diventato in pochi anni una delle personalità criminali più temute del Paese. Andò invece molto peggio a Snorre Ruch che, su indicazione del suo avvocato, continuò a sostenere anche in tribunale la storia della premeditazione, ricevendo in risposta una condanna a otto anni di carcere per non aver praticamente fatto nulla, se non essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Vikernes fu condannato invece a 21 anni di reclusione, il massimo previsto dal sistema giudiziario norvegese a causa dell'aggravante dei futili motivi e della particolare brutalità dell'assassinio. In realtà Euronymous durante la fuga era caduto su una lampada di vetro mandandola in frantumi e ferendosi numerose volte sul corpo nudo, tagli che al momento dell'autopsia vennero scambiati (o come dice il Conte, volutamente interpretati) per ulteriori coltellate, portate fino a un totale di oltre venti. La giuria, composta da ferventi cristiani, estremisti di sinistra, un sopravvissuto ai campi di concentramento e un vasto assortimento di pensionati non faticò molto a giungere al verdetto, considerando anche nell'insieme i roghi di quattro chiese per i quali Vikernes venne riconosciuto colpevole in base alle testimonianze di ex-appartenenti alla scena. Tornando al movimento, come corollario del maxi processo vengono eseguiti altri accertamenti atti a stroncare definitivamente l'Inner Circle, interrogatori durante i quali i vecchi commilitoni - anche quelli appartenenti alle cosiddette seconde linee - si accusano gli uni con gli altri, portando alla luce oltre a tutta una serie di fatti minori (roghi di chiese che portarono a condanne di due o tre anni, e altri piccoli atti di vandalismo che costarono ai loro responsabili pene pecuniarie destinate a coprire in parte le spese di ricostruzione) una connessione di particolare rilevanza. A proposito dell'insoluto caso dell'omicidio di un omosessuale viene ascoltato
Bard "Faust" Eithun, fino ad allora semplicemente collaboratore di Euronymous e batterista degli Emperor, che su consiglio del suo avvocato (non una grande scuola di difensori in Norvegia, a quanto pare) confessa il suo delitto.
Per capire di cosa stiamo parlando dobbiamo fare un bel salto indietro, esattamente un anno e una settimana prima. E' il 21 di Agosto del 1992. Bard Eithun, trasferitosi a Oslo definitivamente un mese prima, torna a casa a Lillehammer per fare visita alla madre. A notte fonda decide di fare un giro in città per bersi una pinta di birra al pub, ma c'è troppa gente in giro e non è la serata giusta da passare dietro a un bancone. Bard esce dal locale e si incammina verso casa, quando viene avvicinato da un uomo. Si tratta di un omosessuale sulla cinquantina,
Magne Andreassen, che - palesemente ubriaco - cerca un primo approccio con il suo futuro carnefice. Gli chiede da accendere, ma ha già una sigaretta in bocca, ed è subito chiaro come sia in cerca di qualche emozione più forte. Cerca di convincerlo a camminare insieme nel bosco, verso un posto più appartato. Faust accetta immediatamente e la sua risposta affermativa non ci deve sorprendere più di tanto, visto che ha già deciso di ucciderlo.
Ero uscito con l'intenzione di prendermi una birra, ma avevo rinunciato a causa della troppa gente, perciò stavo tornando a casa. Questo uomo mi si avvicina - era ovviamente ubriaco e soprattutto un essere insulso. Voleva parlarmi. "Okay. Dimmi pure", gli ho risposto. Ho capito in fretta che era un omosessuale. Mi stava chiedendo se potevo dargli da accendere, ma aveva già una sigaretta accesa in bocca. Era ovvio che stesse cercando un contatto. Poi mi ha chiesto se potevamo andarcene via da quel posto e andare a farci un giro nel bosco. Io ho accettato la proposta, perché avevo già deciso che l'avrei ammazzato, che era una cosa talmente assurda, perché solitamente non vado in giro ad uccidere le persone. Così lui stava camminando; la strada era lunga. Questa lunga camminata è stata utilizzata contro di me durante il processo, da quando l'accusa voleva cambiarmi l'imputazione in omicidio di primo grado - perché la strada era stata molto lunga, e io non volevo portarlo nel bosco per picchiarlo, ma per togliergli la vita. Questo è quello che diceva l'accusa, e ovviamente era anche quello che io avevo voluto, nonostante ovviamente al processo non ne avessi fatta menzione. Io dicevo che volevo solo picchiarlo e rubargli tutti i soldi, ma certamente non è molto ragionevole farsi tutta questa strada nel bosco solamente per rapinare un uomo. Così abbiamo camminato nel bosco, fino ad un parchetto dove erano state aperte le olimpiadi invernali. Avevo sempre un coltello in tasca. Era nero con una piccola sicura. Non mi ricordo cosa stavo pensando, ma ad un certo punto ho realizzato che non avrei avuto un'altra possibilità, se non avessi agito subito. Così ho afferrato il coltello, mi sono girato e l'ho pugnalato. Lui stava camminando dietro di me, perciò girandomi l'ho accoltellato allo stomaco. Dopo di questo non ricordo molto, solo che stavo guardando l'intera scena come se fossi fuori dal mio corpo. Era come se stessi guardando dall'alto due persone che lottavano - e una aveva un coltello, perciò era facile uccidere l'altra persona. Non riesco a ricordare bene, ma dopo averlo accoltellato allo stomaco lui è caduto sulle sue ginocchia. Ho iniziato a colpirlo sul collo e sulla faccia. Quando è caduto sono saltato sopra di lui e continuavo a pugnalarlo. La mia intenzione era quella di togliergli la vita completamente. Non volevo che finisse all'ospedale e raccontasse tutto. Era così facile togliergli la vita e sperare che tutto sarebbe stato okay. Non ha combattuto molto. Ha provato a buttarmi a terra, ma non è facile quando l'altra persona ha un coltello. Stava rovesciato a terra e io volevo ucciderlo del tutto. L'ho colpito veramente forte dietro, e la lama si è incastrata nelle scapole. Ho dovuto fare leva con i piedi sul suo corpo per recuperare il coltello infilato nelle sue ossa. Penso che qui ormai fosse praticamente morto. Dopo di questo stavo per scappare, e mi ero già mosso un po' quando lui ha fatto qualche verso. Ho pensato "Non è ancora morto" e sono tornato indietro e l'ho preso a calci dietro alla testa con i miei stivali, tante volte. Volevo essere sicuro che fosse morto. Poi me ne sono andato. Non ricordo se fossi nervoso. Ho dovuto camminare indietro nei boschi abbastanza in fretta, nel caso qualcuno ci avesse sentito lottare. Immagino che fossi abbastanza nervoso, ma non è facile ricordare. Sono arrivato ad un torrente, e mi sono lavato le mani - erano ovviamente sporche di sangue - e poi ho ripreso a camminare. Non mi ha aiutato molto lavarmi le mani, perché ero coperto di sangue anche sulla faccia e sui capelli. Fortunatamente nessuno mi ha visto! Stavo camminando in un'area dove passava molta gente in uscita dalla città, ma non ho incontrato nessuno. Quando sono arrivato a casa, mia madre non era sveglia, così ho lavato via tutto il sangue dal mio corpo e dai vestiti.
Devo prendermi la responsabilità di ciò che ho fatto e andare avanti. Non c'è nessun rimorso. Gli ho tolto la vita e ora sto pagando. Non è un grande scambio, almeno secondo la mia opinione.
Questo raccapricciante racconto testimonia la lucidità con cui i protagonisti del black metal si mossero in quegli anni. Nessuna esitazione, nessun errore, nessun rimpianto. Ma l'arresto di Bard Faust fu anche il cappuccio che soffocò la fiamma oscura, lasciata senza più la garanzia di vedere i propri atti criminosi rimanere impuniti. Ben presto la società norvegese si illuse di potersi lasciare alle spalle questa terribile storia, senza cercare di indagare in profondità le motivazioni che spinsero ragazzi provenienti da buone famiglie a cadere in quell'abisso. Imprigionato il pericolo pubblico numero uno in un carcere di massima sicurezza, non restava altro che cancellare tutte le ferite dolorosamente rimaste aperte in quegli anni. E lentamente tornare alla normalità, ricostruire le proprie chiese, riformare comunità distrutte nei loro valori e affetti più intimi. Con il risultato che al giorno d'oggi di quei fatti non vuole più parlare quasi nessuno, e può anche capitare che il custode della Fantoft Stave Church interrogato sul rogo ad opera del temibile Varg Vikernes ti risponda con imbarazzo: “Chi?”.