Dopo tre anni dal predecessore
Antithesis, gli americani
Origin tornano per regalarci un nuovo album pregno del più preciso e brutale death metal.
E' doveroso, però, fare prima un parallelismo tra
Entity ed
Antithesis, in quanto sono, a mio parere, album fondamentali nella carriera musicale della band, rappresentando rispettivamente l'inizio e la fine di due percorsi ben distinti.
Antithesis ha valso alla band la conquista di una notorietà più consolidata, affascinando e conquistando quanti si trovavano ad ascoltare per la prima volta pezzi come “
Finite” o “
Aftermath”. Nonostante non sia il loro capolavoro [in quanto questo primato spetta a
Echoes Of Decimation], l'importanza della piece sta nell'incarnare l'ultimo episodio degli
Origin con
James Lee alla voce e soprattutto nell'essere l'ultimo lavoro ad uscire per la
Relapse Records. Ricordo quando, appena uscito l'album, rimasi letteralmente esterrefatta dal materiale proposto; e la già buona opinione che avevo maturato da sedentaria ascoltatrice ha assunto concretezza nel momento in cui ho avuto l'opportunità, nel 2009, di vedere la band dal vivo in occasione del concerto organizzato a Pinarella di Cervia, al Rock Planet.
Da quell'anno in poi, sono succeduti una serie di avvenimenti che hanno portato la band a rinnovarsi nella line up e a cambiare persino casa discografica. Molto scetticismo è cresciuto nei confronti di quello che sarebbe potuto essere il nuovo materiale e, non lo nego, mi sono avvicinata all'ascolto del nuovo
Entity con molta cautela, per diverse ragioni.
Prima di tutto, il cambio in sede vocale non può passare inosservato, sia per una questione personale affettiva nei confronti di
James Lee, sia perché, se
Paul Ryan è da considerarsi il leader effettivo della band, in sede compositiva ed organizzativa, a James và riconosciuto di dovere il ruolo di catalizzatore con il suo carisma e la sua simpatia, in grado di animare e scuotere le folle. Non ultimo, la scelta di passare da
Relapse alla più mainstream
Nuclear Blast ha destato un po' di sconcerto, con accresciuto timore che il “teorema del gruppo NB” potesse verificarsi anche per gli
Origin.
Fortunatamente, niente di tutto questo si è verificato.
La prova del nuovo vocalist,
Jason Keyser, è soddisfacente e rivela una discreta somiglianza con il metodo utilizzato da James, a dimostrazione che la linea scelta dalla band, nonostante i cambiamenti, sia di proseguire quanto fatto fin'ora, senza stravolgerlo troppo al livello compositivo-musicale. Keyser, già cantante nella band brutal death
Skinless, abbandona i pig squeal con i quali siamo abituati a conoscerlo, per dedicarsi esclusivamente ad un buon growl, con sprazzi di parti scream in cui si intersecano le backing vocals di
Paul Ryan.
In
Entity vengono, tuttavìa, privilegiate le parti più lente e trascinate, nonostante il riff meccanico delle chitarre arrivi sempre a spiazzare e dare un tocco di fredda, ma non per questo priva di emozioni, tecnica.
Il pezzo meglio riuscito dell'intera release è senza dubbio “
Saliga”, autentica summa di ciò che sono gli Origin: un concentrato di brutalità e velocità, un virus che si insinua ed infetta, subdolo ma letale.
A questo punto, non vi resta che sedervi e gustarvi l'album.
Depuratevi le orecchie dalle ultime, deludenti uscite in ambito death metal ed abbandonatevi.
Ne resterete inesorabilmente contagiati.