Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:51 min.
Etichetta:Nuclear Blast Records

Tracklist

  1. RISE UP
  2. NATIVE BLOOD
  3. DARK ROOTS OF EARTH
  4. TRUE AMERICAN HATE
  5. A DAY IN THE DEATH
  6. COLD EMBRACE
  7. MAN KILLS MANKIND
  8. THRONE OF THORNS
  9. LAST STAND FOR INDEPENDENCE

Line up

  • Chuck Billy: vocals
  • Eric Peterson: guitar
  • Alex Skolnick: guitar
  • Greg Christian: bass
  • Gene Hoglan: drums
  • Chris Adler: drums

Voto medio utenti

Devo ammettere che prima di iniziare a scrivere questa recensione ho dovuto ascoltare più volte “Dark roots of earth”. L’ultimo lavoro dei Testament, infatti, è un album abbastanza complesso, che alterna con estrema dimestichezza brani in your face e altri più riflessivi, oserei dire quasi progressivi, se mi passate il termine e lo applicate in chiave thrash. Questo dualismo da una parte rende il disco più vario e interessante, dall’altra fa calare un po’ la tensione, cosa che in un album di thrash metal non sempre equivale a qualcosa di positivo. Certo è che la band non poteva assolutamente limitarsi a sparare pezzi a mille, dopo tutti gli anni di carriera che ha sulle spalle e visto il livello di maturità a cui è arrivata oggi come oggi. Già, è proprio questa la parola chiave di questo disco: maturità. Perché maturi sono gli assoli di Skolnick, matura è la prova (magistrale) di Chuck Billy dietro il microfono, maturi sono i riff, articolati quanto basta per non risultare banali e monotoni, matura è la prova di Hoglan dietro le pelli, sempre più alieno e mostruoso, e matura è perfino la produzione di Andy Sneap, che dona all’album un sound potentissimo, moderno, ma al tempo stesso thrash, come ci si aspetta da un disco del genere, per non parlare della stupenda copertina di Eliran Kantor. Rispetto a “The formation of damnation”, uscito quattro anni fa, e a nove anni dal precedente capolavoro “The gathering”, c’è meno irruenza e più intelligenza, anche se in ogni caso non mancano i brani tritaossa. Basta ascoltare la devastante opener “Rise up”, piuttosto che la terremotante e splendida “True american hate” per capire che Billy e company sanno ancora come picchiare sui propri strumenti, e ce lo ricordano anche durante tutto il corso del disco e verso la fine, con altre mazzate tra capo e collo (“Native blood”, “Last stand of indipendence”). Sono presenti, però, anche brani “anomali” per lo stile del gruppo, una su tutte “Throne of thorns”, quasi otto minuti di divagazioni, o “A day in the death” e la titletrack. Insomma, di carne a cuocere ce n’è davvero tanta, la maestria della band si percepisce lungo tutto l’album, e soprattutto si capisce che stiamo parlando di un gruppo che a differenza di molti suoi più illustri colleghi (chi ha detto Big 4??) continua per la sua via, incurante di tutto e tutti, e dimostrando, con i fatti, il proprio stato di salute con ottimi album. Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, secondo me a “Dark roots of earth” mancano quei 2-3 brani in grado di diventare nuovi classici dal vivo. Sicuramente la furia di “True american hate” o di “Rise up” non lascerà prigionieri sotto il palco, ma non so, tra tre, quattro, cinque anni, chi metterà di nuovo nel lettore questo album, piuttosto che rispolverare “The legacy” o “The new order”. In poche parole, tra lo scrivere un ottimo album, formalmente perfetto, e un nuovo capolavoro, che resterà per sempre negli annali della musica metal, ce ne passa… e questo non è un discorso nostalgico, semplicemente una constatazione dei fatti… In ogni caso, rispetto alla media degli album dei grandi del passato, ma anche delle nuove leve, “Dark roots of earth” dà la polvere a parecchia gente… Se solo ci fosse stata una nuova “Alone in the dark” o una nuova “D.N.R.”… ma non si può avere tutto dalla vita…

Per completezza, nell’edizione limitata troverete un bonus DVD e altri quattro pezzi: tre cover e una versione alternativa di “Throne of thorns”. Le cover? “Dragon attack” dei Queen, “Animal magnetism” degli Scorpions e “Powerslave” dei Maiden, ovviamente tutte e tre rivisitate nello stile Testament. Ce n’è per tutti i gusti, quindi…
Recensione a cura di Roberto Alfieri
Dark roots of Earth

Dark Roots of Earth is the tenth studio album by American thrash metal band Testament. It was released in 2012.(Three years before:Live at Eindhoven '87,remastered reissued ep, It now features the group's complete 1987 performance at that year's Dynamo Open Air Festival in Eindhoven;in 2013 Nuclear Blast published Dark Roots of Thrash: a double disc live album and DVD

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 04 lug 2013 alle 22:03

beh, non è un capolavoro, ma, furbescamente, i pezzi più belli sono all'inizio, per poi perdersi 1 pò. Cmq, confrontate questo disco con gli ultimi di metallica, megadeth, anthrax, slayer, overkill!. Li ho anche visti dal vivo in quel di gualtieri e devo dire che spaccano ancora di brutto.Mantengono cmq. il primato di onestà e coerenza!

Inserito il 05 set 2012 alle 23:52

Dopo aver volutamente fatto il provocatore, (eh eh eh) devo dire che sono contento di aver visto parecchi commenti all'album. Mi sono riascoltato in questi due giorni un po' di roba dei testament (in particolare Low e The Gathering) e sono sempre più convinto che i Testament siano uno dei più grandi gruppi metal per la loro capacità di osare pur restando sempre tenacemente metal. Continuo a considerare questo disco un capolavoro, non in senso puramente assoluto, ma nel senso che a questo punto della carriera costruire un disco del genere, metal fino al midollo, con alcuni pezzi da 10 (beh native blood più lo ascolto più è uno di questi, ma soprattutto a day in the death, cold embrace e throne of thorns), senza troppa nostalgia (cosa che secondo posiziona formaion of damnation a un gradino più basso) è qualcosa di straordinario. Così come hanno fatto sempre quest'anno i rush con clockwork angels. Questi sono i gruppi che adoro, gente che non si accontenta di ciò che ha già fatto e tira fuori album straordinari dopo tutti questi anni!!

Inserito il 05 set 2012 alle 16:19

insomma... i testament sono comunque tra i più grandi, se non i numeri uno, thrashers secondo me. assolutamente in accordo con graz x quanto riguarda the ritual, a parer mio super album. x quanto riguarda la produzione non capisco perchè non farlo fare al grande eric peterson che anche in sede di produzione ha dei controcazzi non da poco.

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