Una ristampa di valore questa del quarto disco ufficiale dei Legs Diamond (escludendo “Uncut Diamond” uscito postumo con sessioni risalenti al 1980) e primo parto dei Losangelini all’alba della reunion avvenuta nel 1984 nonché testimonianza di un parziale allontanamento da quelle che erano le idee originarie della band (che per la sua denominazione ha mutuato quella di un gangster degli anni venti), con un orientamento indirizzato più al mondo dell’heavy melodico e dell’AOR più potente, che non a quello dell’eccellente hard rock venato di progressive che aveva contraddistinto il loro esordio omonimo (1977) e che gli aveva garantito l’appellativo di Deep Purple americani (anche a causa della produzione dell’album affidata allo storico producer dei Purple, Derek Lawrence). In realtà sebbene esistessero parecchie affinità tra le due formazioni, Michael “Diamond” Gargano, Micheal Prince, Roger Romeo, Jeff Poole e Rick Sanford, dimostrarono subito una personalità ben precisa, spesso abbastanza peculiare, unita ad un carattere generale forse troppo “yankee” per poter confermare completamente il paragone con la favolosa compagine britannica.
Il debutto dei Diamond si dimostra, comunque, assolutamente degno di cotanto confronto, con brani favolosi come “It’s not the music”, “Stage fright” “Rock and roll man” (dove Sanford si rivela anche ottimo flautista), “Deadly dancer” o “Rat race” e la stessa qualità viene mantenuta nel successivo “A diamond is a hard rock” (sempre del ’77, prodotto dal famoso Eddie Leonetti) ancora maggiormente “americanizzato” nei suoni, ma sempre in ogni caso teatro di virtuosismi individuali e tastiere dal gusto quasi barocco, che si fondono in scorribande di rock duro, vigoroso ed elettrizzante (entrambi i lavori sono stati ristampati su cd dalla Zoom Club nel 2000). Nonostante la validità e il periodo piuttosto fortunato per il genere, i Legs Diamond non riescono a decollare completamente, perdono il contratto con la Mercury e nel tentativo estremo di riscuotere maggiori consensi, pubblicano “Fire Power” su etichetta Cream nel ‘79, aggiungendo un’impronta pop/pomp alle caratteristiche di base sempre piuttosto hard, con risultati non del tutto convincenti (la stessa band non si è mai del tutto riconosciuta in questo disco, tra cover e connotati un po’ Angel-ici); da qui l’uscita di Sanford (contattato, a quanto pare, dal management di Alice Cooper, per un progetto, peraltro mai concretizzato, con il chitarrista Mike Pinera) e, poco dopo, lo scioglimento.
E’ il 1982, quando un promoter propone a Prince di riformare il gruppo (inizialmente per una serie di concerti) e il keyboard player riesce a ricompattare i ranghi dei Legs con l’ex-Rag Doll Jim May (sostituto di Romeo) e, dopo un primo coinvolgimento di Greg Chaisson (Ozzy, Badlands), con il basso di Mike Christie (al posto di Diamond), oltre agli storici Poole e Sanford.
“Out on bail” esce originariamente come mini Lp per la minuscola label Target, con un budget irrisorio e in seguito, con l’aggiunta di un paio di tracce, viene pubblicato come album vero e proprio, in Europa, dalla Music For Nation ed accolto da vere “ovazioni” della critica di allora.
In effetti, come già accennato, il disco è piuttosto riuscito, anche se un pochino diverso dalle aspettative ed è soprattutto la batteria elettronica l’aspetto più difficile da “metabolizzare”, in canzoni, in ogni caso, ottime, come la dura ed anthemica title-track, la splendida melodia e le chitarre di “Fugitive”, l’orecchiabile “Walk away”(scritta da Prince con l’ex vocalist dei Rag Doll Tim Eaton), lo scoppiettante hard immortale di “Doomsday flight”, l’intensità AOR di “Find it out the hard way” e “Nobody’s fool”, la carica energica di “Seems like a dream”, il riff cromato e l’atmosfera epica della formidabile “One way ticket” (le ultime due con l’ex drummer di Lita Ford, Dusty Watson), tutte continuamente dominate dall’inconfondibile e seminale intonazione di Sanford e dalle magiche tastiere di Prince.
“Radio”, “Hey Texas” e “One last kiss” sono tre bonus inedite con Diamond al basso, risalenti molto probabilmente, quindi, ad un periodo antecedente all’uscita di questo lavoro, con sonorità più vicine alla magnificenza del repertorio “iniziale” degli statunitensi e con la canzone che chiude il platter ulteriore esempio della miscela pregiata di hard/prog (appare nuovamente il flauto) che i nostri sono in grado di produrre.
I Legs Diamond continueranno, tra alti e bassi, separazioni, ritorni e modifiche di line-up, una carriera musicale più che dignitosa (ricordiamo il discreto e ancora più spostato verso l’FM rock “Land of the gun”, il buonissimo “Town bad girl”, con il rientro del chitarrista originario Romeo e un’indimenticabile ed “arrapante” copertina o ancora l’album dal vivo “Captured live”, con la riproposizione in chiave maggiormente heavy di molti dei loro brani migliori), che li vede, ancora oggi, in attività e pronti a proseguire la loro “tormentata” parabola musicale (le ultime notizie parlano di Sanford fuori dal gruppo).
Ritengo “Out on bail” un disco alquanto interessante che illustra piuttosto bene il momento in cui la volontà di intraprendere un “nuovo” corso (pur ribadendo il concetto che la “durezza del diamante” non può essere messa in discussione), era abbastanza evidente e che Vi consiglio di recuperare, magari subito dopo i primi due “classici” albums, alla fine, per i miei gusti, da valutare come gemme con qualche carato in più.