Il secondo disco dei Venom con Tony Dolan dietro al microfono è anche l’album che segna l’allargamento della loro formazione, da adesso con un tastierista che si fa chiamare V.X.S., un musicista che a dire il vero non è che abbia apportato chissà quali cambiamenti nel loro stile, magari giusto qualche atmosfera vagamente orientata al Classic Metal, ma niente di così destabilizzante. Temples Of Ice riprende il discorso che i Venom avevano iniziato con il precedente Prime Evil, soprattutto per quanto riguarda la produzione, nuovamente corposa e potente, ma sempre con quel piglio live che li rende vivi e diretti. Se Prime Evil insisteva però su accenti tipicamente Thrash Metal oriented, questo nuovo disco sposta l’attenzione su delle sonorità più vicine all’Heavy Metal tradizionale, e canzoni come Playtime, Faerie Tale e In Memory Of (Paul Miller 1964 – 1990), questa in particolare arricchita da un mid tempo molto groovy. Il resto riporta la band su riff arrembanti ma anche colorati da ingenti dosi di melodia. La semplicità la fa da padrone anche perché i nuovi brani sembrano proprio concepiti per essere suonati dal vivo, con un Tony Dolan che da una prestazione di ottimo spessore, evidentemente ormai del tutto integrato nello spirito dei Venom, che va detto, è rimasto sempre lo stesso nelle fondamenta, soltanto che si manifesta tramite soluzioni più raffinate e ragionate. Basta ascoltare Acid per rendersene subito conto. Completamente ignorato da stampa e fans Temples Of Ice ha il merito di essere riuscito a donare omogeneità e continuità ad un gruppo che nel 1990/91 sembrava completamente sprofondato nell’anonimato più totale. Non si ferma neanche l’esperienza delle cover, e dopo i Black Sabbath omaggiati con Megalomania nel precedente Prime Evil, adesso è il turno dei Deep Purple, e della loro Speed King, storico brano che i Venom sanno rileggere con una chiave più “brutale” rispetto all’originale, c’è uno spirito tremendamente Rock e viscerale alla base di tutto. I Venom del 1990/91 sono estraniati dal mondo che solo qualche anno prima li considerava come dei cavalieri dell’apocalisse, ma poco male; Temples Of Ice si fa apprezzare per la sua essenza tipicamente Heavy Metal, dove ci sono canzoni che filano via lisce come l’olio e che custodiscono uno spirito genuinamente devoto alla causa.