(19 luglio 2022) Testament + Exodus + Death Angel + Heathen @ Rock in Roma

Info

Provincia:RM
Costo:42 euro
TESTAMENT + EXODUS + DEATH ANGEL + HEATHEN – 19 Luglio 2022 – Roma


Tornare a vedere un grande show a due anni e mezzo di distanza dall’ultimo è stata un’esperienza incredibile! Non è facile descrivere le sensazioni provate dopo tutto questo tempo, è un qualcosa a cui non sono abituato, non mi era mai capitato di latitare per tanto tempo sotto un palco…

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Quale occasione migliore, quindi, di questo spettacolare mini festival thrash in quel di Roma? Chi si è limitato a liquidare l’evento come il “big 4 dei poveri”, oltre a non capire una ceppa di musica e di thrash in particolare, ha dimostrato davvero poca lungimiranza, e si è perso un evento della madonna, con quattro concerti uno meglio dell’altro.

Quando arrivo all’Ippodromo delle Capannelle, l’affluenza è ancora bassissima, vuoi per l’ora, vuoi per il caldo bestiale che ancora imperversa nel primo pomeriggio, fatto sta che avevo quasi temuto un flop. Fortunatamente pian piano la gente è arrivata, e nel clou dello show penso sia stato toccato il considerevole numero, visto il tipo di proposta, di quasi 3000 persone, ad occhio e croce.

photo: Roberto Alfieri

HEATHEN
Certo le cose non sono iniziate nel migliore dei modi, le porte sono state aperte con notevole ritardo, come di consuetudine, e invece i concerti sono iniziati in orario, quindi quando gli Heathen salgono on stage, c’è ancora parecchia gente che deve entrare e che alla spicciolata riesce ad arrivare sotto palco. La band parte subito in quarta, ha poco tempo a disposizione, circa mezz’ora, e non vuole sprecare l’occasione di dimostrare quanto vale. “The blight” e “In black”, entrambe tratte dall’ultimo album, aprono le danze e ci fanno capire immediatamente di che pasta sia fatto il gruppo di San Francisco: sound compatto, potente, sezione ritmica incredibile e la splendida voce di David R. White che si staglia sul tutto. Impossibile non notare la mancanza del chitarrista e membro fondatore Lee Altus; si sapeva che non avrebbe potuto partecipare al tour per problemi personali, e quindi ero curioso di vedere chi l’avrebbe sostituito. Si tratta di Kyle Edissi, ascia di tali Invicta, che personalmente non conosco, e devo dire che ha svolto il suo compito con precisione e professionalità, ottima scelta… È con il prossimo brano che arriva, per me, l’apice dello show, “Goblin’s blade”, tratta dal mitico primo album e vessillo di come si suona il thrash metal più tecnico! Poi i nostri indugiano un po’ troppo sull’ultimo lavoro, giustamente dal punto di vista promozionale, un po’ meno da quello emozionale, in quanto un paio di classici in più avrebbero giovato al risultato finale. Le melodie decadenti delle ultime composizioni poco si addicono all’ambito live, e di conseguenza c’è un leggero calo di tensione, fortunatamente rimediato subito con la conclusiva “Hypnotized”, che mette il sigillo ad una performance davvero di livello, ottima apertura di un mini festival che andrà sempre crescendo…

Tracklist:
THE BLIGHT
IN BLACK
GOBLIN’S BLADE
SUN IN MY HAND
HYPNOTIZED


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DEATH ANGEL
Chi ha avuto la fortuna di vedere dal vivo almeno una volta i Death Angel sa che si tratta di una fottutissima macchina da guerra! Cazzimma, potenza, precisione disumana, tutti tratti distintivi della band, che anche oggi hanno fatto sì che la performance lasciasse il segno, annientando quella pur ottima degli Heathen. “We play thrash fucking metal”, urla Mark Osegueda, e come dargli torto… Sono le note iniziali di “The ultra-violence” a portare sul palco il quintetto e a fungere da intro, prima che “Mistress of pain” irrompa e scateni il panico. E se a questo massacro sonoro aggiungete quell’altro capolavoro di “Voracious souls”, capirete senza problemi che la band non vuole lasciare scampo sotto il pit, dove effettivamente si scatena l’inferno… Il salto nel passato continua con “Seemingly endless time”, tratta da quell’altro masterpiece che risponde al nome di “Act III”, e il tasso tecnico sale ancora di più. Una prima parte di show davvero micidiale, durante la quale la band di Frisco conferma la premessa che ho fatto poco fa: devastanti! Nella seconda tranche i nostri si dedicano a promuovere le loro uscite più recenti, e se dal punto di vista emozionale c’è un leggero calo per la mancanza dei grandi classici, nessun calo c’è, invece, per quanto riguarda il coinvolgimento fisico: è impossibile restare fermi ed impassibili quando Rob Cavestany e la sua ciurma picchiano sugli strumenti. Ted Aguilar ormai è nella band da oltre vent’anni e si è integrato perfettamente allo stile di Rob, mentre Damien Sisson e Will Carroll, entrambi nel gruppo dal 2009, formano una sezione ritmica precisissima e dinamica, oltre che incredibilmente compatta e violenta. Insomma, è tutto al suo posto, senza dimenticare, ovviamente, l’incredibile voce di Mark, che a 53 anni suonati riesce ancora a risultare potentissimo e a salire in alto quando serve. Insomma, se gli Heathen hanno scaldato la platea, i Death Angel le hanno dato letteralmente fuoco!

Tracklist:
THE ULTRA-VIOLENCE/MISTRESS OF PAIN
VORACIOUS SOULS
SEEMINGLY ENDLESS TIME
THE DREAM CALLS FOR BLOOD
THE MOTH
HUMANICIDE
THROWN TO THE WOLVES


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EXODUS
Siamo al giro di boa di questo mini festival, e la domanda lecita è: dopo due bombe a mano simili, come continuerà il massacro? Gli Exodus ci rispondono subito buttandoci in faccia “The beating will continue (until morale improves)”, quasi a voler mettere in chiaro le cose fin da subito: ora ci siamo noi sul palco e sono cazzi vostri! E come dargli torto: se Heathen e Death Angel sono stati impeccabili nel loro sciorinare violenza, qui il livello, per quanto possa sembrare impossibile, si è alzato ancora di più! Macchina da massacro rodatissima, nonostante l’assenza del già citato Lee Altus, sostituito più che degnamente da Brendon Hellis dei The Black Dahlia Murder, gli Exodus danno molto spazio tanto ai grandi classici, quanto all’ultimo disco, a dimostrazione di quanto siano convinti del valore di “Persona non grata”. Stupisce la sola “ Blood in, blood out” estratta dall’album omonimo, due o tre pezzi in più estratti da quel disco me li sarei aspettati, così come lascia un attimo interdetti la presenza della sola “Toxic waltz” da quel capolavoro di “Fabolous Disaster”. Ma in tutta sincerità stiamo andando a cercare il pelo nell’uovo, perché quello che conta è la prestazione terremotante di Gary Holt e company, che sono riusciti nell’arduo compito di spazzare via quanto di ottimo fatto da Death Angel e Heathen solo un paio di ore prima… E Steve “Zetro” Souza? Di lui in internet si leggono quasi solo commenti negativi: ha la voce di Paperino, è spompato… Beh, ce ne fossero di più di cantanti thrash con la sua voce particolarissima, il suo carisma, la sua potenza e la sua cazzimma! “A lesson in violence”, “Strike of the beast”, la già citata “Blood in, blood out”, “Clickbait”, tutte mazzate spedite dritte sui denti che hanno scatenato un pogo incredibile tra le prime file e che hanno dimostrato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di che band incredibile siano gli Exodus, ancora di più dal vivo, dove sono sempre stati tra i primi cinque in ambito thrash in quanto ad intensità e violenza dei live… Ultima segnalazione, la simpaticissima versione thrashizzata di “Beating around the bush”, con Zetro che ci ha fatto capire ancora una volta che l’appellativo di Bon Scott del thrash non gli è stato affibbiato a sproposito…

Tracklist:
THE BEATINGS WILL CONTINUE (UNTIL MORALE IMPROVES)
A LESSON IN VIOLENCE
BLOOD IN, BLOOD OUT
THE YEARS OF DEATH AND DYING
CLICKBAIT
AND THEN THERE WERE NONE
DEATHANPHETAMINE
BLACKLIST
ONLY DEATH DECIDES
PRESCRIBING HORROR
BONDED BY BLOOD
THE TOXIC WALTZ
STRIKE OF THE BEAST
BEATING AROUND THE BUSH (AC/DC COVER)


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TESTAMENT
Chuck Billy: vocals
Alex Skolnick: guitars
Eric Peterson: guitars
Steve Di Giorgio: bass
Dave Lombardo: drums


Potrei chiudere qui questo report, perchè quando una formazione di questo calibro sale sul palco, c’è poco altro da aggiungere. Ma sarei irrispettoso nei confronti dei Testament, perché se a tanto ben di Dio aggiungiamo capolavori del livello di “Practice what you preach”, “Over the wall”, “Into the pit” o “D.N.R. (do not resuscitate”, “The new order”, giusto per citarne qualcuna, appare chiaro come il posto di headliner non potesse spettare che a loro. Il crescendo di violenza, tecnica, emozioni, coinvolgimento che c’è stato nel corso della giornata è difficile da spiegare a parole, solo chi era presente può capire di cosa sto parlando. Band che suonano ormai da quasi quarant’anni e che hanno ancora la passione e l’attitudine di allora, a dimostrazione che il thrash metal non è soltanto un genere musicale, ma è soprattutto uno stile di vita! Ascoltare di nuovo Dave Lombardo dietro il drum kit è emozionante, si diverte e pesta duro come se avesse ancora venti anni, e dimostra di nuovo, e per sempre, di essere IL batterista thrash metal. La semplicità con la quale esegue anche le parti più veloci e intricate è disarmante, così come è da sottolineare come riesca a personalizzare anche i brani dove non ha suonato lui in studio: questa si chiama classe! Così come ne ha da vendere Steve Di Giorgio, ma non sto certo scoprendo l’acqua calda… E se la coppia di asce è impeccabile nel macinare riff e assoli straordinari (Skolnick è di un altro pianeta, c’è poco da fare…), resta da elogiare soltanto il gigante buono, il pellerossa sempre col sorriso sulla faccia, che tira fuori una prestazione magistrale, strillando come un ossesso dalla prima all’ultima canzone senza il minimo cedimento, che si parli di brani nuovi o di vecchi classici.
E a proposito di classici e di ultime canzoni: vogliamo parlare del poker da orgasmo “First strike is deadly”, “Over the wall”, “Into the pit”, “Alone in the dark” (quest’ultima cantata a squarciagola da tutta la platea) che chiude lo show? Un sigillo migliore non era pensabile, anche se, e qui parlo per me, non capisco come sia stato possibile non inserire in scaletta “Disciples of the watch”! Non gliela perdonerò facilmente, ahaha…
Ultima cosa da aggiungere, vi assicuro che i nuovi brani (“WWIII”, “Rise up”, “Children of the next level”) dal vivo non sfigurano affatto, anzi, guadagnano potenza e coinvolgimento… Testament promossi, di nuovo e per sempre, a pienissimi voti!

Tracklist:
RISE UP
THE NEW ORDER
THE PALE KING
CHILDREN OF THE NEXT LEVEL
PRACTICE WHAT YOU PREACH
TRUE BELIEVER
WWIII
D.N.R. (DO NOT RESUSCITATE)
NIGHT OF THE WITCH
THE FORMATION OF DAMNATION
BASS SOLO
SOULS OF BLACK
FIRST STRIKE IS DEADLY
OVER THE WALL
INTO THE PIT
ALONE IN THE DARK


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Quindi, dopo quanto avete letto, credete ancora a chi ha liquidato il tutto come il “big 4 dei poveri”? Io direi che ha toppato alla grande. Quattro band incredibili, quattro monumenti del thrash, un mini festival dal bill spettacolare (mancavano solo gli Overkill e sarebbe stato davvero perfetto), un’organizzazione ottima dal punto di vista tecnico (orari rispettati al minuto e suoni ottimi per tutti e quattro i gruppi), leggermente meno dal punto di vista dei servizi (stand etc…), ma ci può stare. Mi spiace per chi non c’era, in primis il nostro megadirettore Graz, bloccato all’ultimo minuto per lavoro, per chi non è voluto venire per presa di posizione, per chi sono certo che ci sarebbe stato ma purtroppo non è più con noi (R.I.P. Marta, sarai sempre nei nostri cuori), e un grazie all’organizzazione e a Jacopo di Vertigo in particolare per la disponibilità.

Ci vediamo al prossimo massacro sotto palco…
Report a cura di Roberto Alfieri

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