(18 aprile 2022) MAXIMUM FESTIVAL 2022 @Altroquando

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Provincia:TV
Costo:15 euro
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Da un po’ di anni a questa parte, la Go Down Records tra le varie cose, organizza il consueto Maximum Festival che nel corso degli anni ha portato artisti del calibro di Yawning Man, OJM e Karma To Burn, oltre a realtà sempre valide ma più di nicchia come Ananda Mida, Kayleth, i Mad Fellaz o Glincolti.
Quest’anno però l’appuntamento è raddoppiato grazie anche alla collaborazione con il collettivo Trivel e ha infiammato la trattoria Altroquando, situata nel comune di Zero Branco, in piena campagna trevigiana. Un posto quindi dominato dal verde nonostante la mano dell’uomo, con i ritmi placidi della campagna veneta e ottima cornice per le sonorità tipiche dell’etichetta discografica italiana.
A Pasqua il bill presente era ottimo e abbondante vista la presenza di Fulci, Hobos, Small Jackets, Humulus, Methedrine, Hearts Apart e Lingua Serpente che hanno composto una scaletta varia ed eterogenea.

Il sottoscritto però ha presenziato alla seconda giornata, quella di Pasquetta, cominciata alle undici del mattino con un dj set che ha scaldato poco a poco l’atmosfera con vari classici dell’Hard & Heavy, oltre a dello sfizioso Southern Rock con canzoni prese tra i tanti dai Black Sabbath, Ac/Dc, ZZ Top, Deep Purple e Nashville Pussy.
Verso le tre di pomeriggio dopo un piccolo soundcheck comincia la prima band della giornata: i 1782. Scoperti lo scorso anno grazie alla compilation "Trip to Italy" licenziata da Weedian, il trio sardo un po’ Doom, un po’ Stoner ha ben figurato, specialmente con l’ultimo pezzo spiccatamente psichedelico grazie alle aperture melodiche fatte dal chitarrista che ho parecchio apprezzato.
La chicca che è lo Split “Doom Sessions Vol. 2” in compagnia degli Acid Mammoth (a proposito, complimenti alla Heavy Psych Sounds per questa serie di Split che nel suo piccolo voglio pensare che abbia creato una sorta di fratellanza tra le varie band coinvolte e i vari tour fatti da esse sembrano darmi ragione) e “From the Graveyard” sono lavori che mostrano un gruppo in crescita.
Da tenere in considerazione per gli amanti del genere e un inizio solido per questa giornata.



Dopo i 1782 avrebbero dovuto suonare i Malota ma il destino non ha voluto che ciò avvenisse e quindi ecco che la palla è andata in mano ai greci Acid Mammoth con una ricetta sempre a base di Stoner/Doom Metal con lo sguardo rivolto a gente come Sleep, Electric Wizard e via discorrendo. Autori di tre album tutti apprezzati nella comunità Stoner/Doom mondiale, il gruppo greco rappresenta tra le giovani promesse più promettenti di questo filone, seppur il terzo album lo abbia trovato meno ispirato rispetto alla doppietta iniziale.
Pur apprezzandoli su disco però devo dire che non mi hanno mai colpito fino in fondo, cosa che invece è completamente riuscita in sede live: vuoi per dei suoni molto più corposi e sporchi, con un muro sonoro che ti fa sentire entrambe le chitarre, con un groviglio sonoro fatto da riffs pachidermici, un’andatura carovaniera, una voce pulita e parti soliste acide, questo giovane gruppo mi ha impressionato in maniera molto positiva. Spero di risentirli così nelle prossime prove in studio.
In soldoni, applausi ed ovazioni ampiamente meritati da parte di questi musicisti greci e un grazie alla già citata Heavy Psych Sounds che si prodiga nella divulgazione di queste sonorità.



Dopo il cambio di band che dà la scusa per fare rifornimento di birra e spritz, al terzo giro di giostra si cambia registro con i Mad Dogs e si va su un focoso Rock ‘N Roll a tinte Hard. Una bella botta di energia per questi rockers che non hanno lesinato con la potenza ad alto voltaggio che dovrebbe essere tipica del buon Rock.
Riffs cazzuti, ritmi frenetici, cori e ritornelli da cantare a squarciagola: una ricetta all’apparenza semplice, che non a tutti riesce con questa intensità e che ha coinvolto i presenti. Band da tenere sott’occhio e da andare a vedere dal vivo senza pensarci due volte.
Dopotutto certe sonorità sono ben più prestanti durante un concerto che non con l’ascolto più o meno passivo fatto in formato liquido o fisico, non trovate?
Una bella sorpresa per me che li conoscevo solo di nome: impossibile stare fermi con i Mad Dogs dal vivo.



E dopo i Mad Dogs arriva la The Lu Silver String Band a completare una dinamitarda doppietta di ottimo Rock ‘N Roll!
Ancora più figlia degli anni ’70, la proposta musicale della band è schietta e genuina, una piccola lezione di Rock viscerale che dal R’nR, passa al Glam, per poi parare su cosucce velatamente Southern. Alcuni riferimenti si possono trovare negli Ac/Dc o negli Aerosmith, ma il singer è dotato non solo di grande carisma e di una bella voce, ma dimostra che ha il fuoco che gli brucia nelle vene, un fuoco che è il Rock ‘N Roll mi viene da pensare...
The Lu Silver e la sua band sapranno farvi scivolare addosso tutti i vostro problemi durante la loro esuberante esibizione.
Ed il pubblico era bello attivo e partecipe carico di quell’energia che solo il Rock sa dare: si cantava, si ballava e si saltava divertendosi come dei matti!
E pensare che secondo alcuni luminari il Classic Rock (e l'Hard Rock) non hanno più nulla da dire da anni...



Dopo i Mad Dogs e The Lu Silver String Band si ha tempo di tirare un po’ il fiato con il cambio di strumentazione (e solito rifornimento alcolico per idratare le povere corde vocali...) per La Morte Viene Dallo Spazio e ci rendiamo conto che è proprio vero che il sole mangia le ore e che il tempo vola quando ci si diverte!
Il gruppo Space/Psych Rock milanese con i due lavori pubblicati ha raccolto parecchi consensi in giro, anche all’estero, tant’è che il recente “Trivial Visions” (con la sua svolta decisamente più Metal rispetto al Krautrock dell’ottimo esordio) è stato pubblicato dalla Svart Records
Anche dal vivo si nota particolarmente il contrasto tra “Sky Over Gyza” decisamente più fumoso e l’ultimo parto discografico ben più pesante.
La Morte Viene Dallo Spazio si rivela molto interessante pure dal vivo, qualche piccolo problema c’è stato (il flauto spesso coperto da una chitarra bella ruspante e la voce che a volte andava e veniva), ma in generale l’esibizione è stata ricca di fascino e particolarmente ipnotica.
La Psichedelia cosmica del gruppo pesca a piene mani dal Metal, dal Drone, dalla Darkwave e dal Krautrock, con atmosfere Sci fi pervase da elementi Horror ed etnici che non fanno altro che arricchire la loro proposta musicale. Poi anche una presenza scenica d'impatto, l'uso del theremin e del moog, un basso intrigante e coprotagonista mi hanno fatto apprezzare parecchio la band.
Un omaggio finale ai leggendari Hawkwind ed il trip purtroppo finisce.
Da rivedere assolutamente, magari in veste da headliner, chissà…
Dal vivo comunque il gruppo è più vicino al Metal che non al Krautrock Cosmico su disco, a voi decidere se questo è un bene o un male.
In cuor mio spero che La Morte Venga Dallo Spazio abbia davanti a sé una carriera ricca di soddisfazioni e di crescita personale e artistica, sarebbe un gran peccato se un cammino ambizioso come il loro dovesse avere vita breve, quindi se apprezzate il gruppo e queste sonorità direi che il supporto è d'obbligo, non trovate?!




Come ultima band della serata, si va su sonorità ben più sferzanti e sanguigne. Il duo napoletano The Devils nei circuito underground si è fatto notare e apprezzare già da qualche tempo con un sound che potenzialmente può rappresentare un incrocio tra i primi The White Stripes e i Motorhead più caciaroni, oltre ad alcune collaborazioni di tutto rispetto (una su tutte il featuring con Mark Lanegan), il tutto condito da un immaginario sopra le righe dalle tinte peccaminose molto spinte tra riferimenti sadomaso (female domination e via discorrendo), perversioni blasfeme e suadenti.
Ci sta il Blues, il Punk, il Metal, il Noise e pure il Rock ‘N Roll in questo frullato dinamitardo: questo vuol dire che l’esibizione è graffiante, diretta, nessun fronzolo di sorta e i musicisti vanno dritti al sodo. Il duo napoletano è scatenato e fa partire anche delle soddisfacenti pogate ai presenti con le loro canzoni che trovano il loro habitat naturale sulle assi di un palco. Un finale davvero con il botto mi viene da dire, con gente che crede realmente in quello che fa.
I The Devils sono stati assolutamente fantastici, poco da dire, poco da fare e se ne avete la possibilità, beh fatevi un favore e andate a vederli dal vivo. Il loro Blues elettrico (?!) potrebbe diventare una vera droga…



Si torna a casa felici dopo un festival del genere, che ha chiesto poco (il biglietto era di quindici euro dopotutto, a ripensarci mi sento quasi un ladro visto quanto mi ha dato la giornata…) ma che ha saputo dare davvero tanto.
Meno male che in Italia ci sono realtà anticonformiste come la Go Down o la Trivel (tra le tante) che permettono ad eventi del genere di avere luogo, oltre a dare la possibilità a molti artisti validi e degni di lode di potersi esprimere su disco e dal vivo.
Leggo spesso (pure negli ultimi giorni) che è tutto morto, non ci sono concerti (!!!), non ci sono concerti interessanti (!!!) o le solite fregnacce del fatto che le nuove realtà valgono poco o che in Italia non ci sia una vera scena Rock/Metal, poi però puntualmente esce questo o quel disco, scopro questa o quella band oppure ci sono eventi del genere che nei fatti smentiscono le baggianate poc’anzi citate.
Svegliatevi, siate vivi e curiosi, che c’è vita all’infuori dei classici!

Un ultimo grazie alle band presenti, dalla prima all’ultima, avete fatto tutti un ottimo lavoro!

Salutandovi, vi allego sotto qualche foto della giornata e alcuni link dei protagonisti presenti.

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Report a cura di Seba Dall

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