(11 marzo 2023) Stige Fest – IV Edition Death. Magick. Ritual

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Provincia:PR
Costo:45 euro + dp
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La quarta edizione dello Stige Festival può essere
riassunta pressappoco con un "mo' ti faccio vedere io come si organizza un festival di Metal estremo in Italia!".
Live report un po' improvvisato, un'opinione non richiesta di una manifestazione musicale di cui vale eccome la pena parlare e ricordare visto come il tutto ha funzionato dannatamente bene e chi c'era lo può testimoniare senza troppi giri di parole.

In una calda e soleggiata giornata che anticipa la Primavera, il festival organizzato da Lo-Fi Creatures Events (in collaborazione con Campus Industry Music) ha mostrato un'organizzazione lodevole con code che si sfoltivano celermente, la possibilità di uscire e rientrare a piacimento (dopotutto esiste il sistema dei braccialetti), una security che faceva il suo lavoro senza dar problemi, un bill azzeccato e gli orari delle varie esibizioni abbastanza precisi.
Se si vuole trovare il pelo nell'uovo, i volumi, soprattutto con le prime band, erano un po' troppo alti, ma ciò è stato risolto in corso d'opera e comunque con i tappi per le orecchie passa la paura!

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Gli apripista sono i Devoid of Thought: sono italiani, sono sotto Everlasting Spew Records ("Outer World Graves" è uscito nel corso del 2021) e fanno un Death Metal dai connotati più che tecnici, direi soprattutto contorti e disturbanti.
Il risultato finale è decisamente interessante, specialmente nelle disgressioni strumentali che vedono ampliarsi certe atmosfere cosmiche e siderali dietro a quel muro sonoro impenetrabile, ma c'è il sentore che ci sono ampi margini di crescita artistica.
Chissà se in futuro ci saranno nuovi lavori (spero vivamente di sì) e se i Devoid of Thought riusciranno a limare e sgrezzare le sonorità che propongono, intanto però posso dire che la quarta edizione di questo festival è iniziata con il piede giusto grazie a loro. Molto bene.




Witchunter: musicisti abruzzesi, giunti al terzo album e fieri portabandiera di un Heavy Metal di stampo classico (contornato da un immaginario rigorosamente satanico), per il sottoscritto si sono rivelati una bellissima sorpresa e ora posso capire l'entusiasmo che c'è tra i loro estimatori.
Al contrario di tante (TROPPE) compagini della "New Wave of Traditional Heavy Metal", loro tra acuti incontenibili alla Rob Halford dei tempi d'oro e un sound che rievoca tutti gli stereotipi del linguaggio del recensore Metal (termini come "assoli al fulmicotone", "ritmiche galoppanti", "Batteria sugli scudi" e via discorrendo qui tornano ad avere un senso), riescono a sprigionare musica potente, adrenalinica e coinvolgente.
Niente cazzate come basi preregistrate, sovra incisioni varie, ritornelli melensi o altre ammennità che annacquano la nostra musica preferita, ma solo del sano Heavy Metal fatto come si deve e insieme ad una presenza scenica coerente e accattivante, ha consacrato nel suo piccolo questo gruppo.
Derivativi quanto volete, ma vincono e convincono.




Dopo la scorpacciata di sonorità '80s oriented, si torna con qualcosa di ben più estremo con gli Helleruin.
Si parla ora di Black Metal, non troppo spericolato e sperimentale che va ad annidarsi nella confort zone della Norvegia anni '90 con le sue atmosfere fredde e tetre imposte dal genere.
Apprezzabili, in particolar modo nelle parti più lente e cadenzate nelle quali a fronte di una diminuzione dei bpm, emerge un certo gusto melodico.
Peccato che nel mentre c'era più gente fuori che dentro...




Con la quarta band in scaletta, ovvero i Necromutilator, si può dire solo e soltanto una cosa: WAR METAL!
Per chi è avvezzo a certe sonorità non avrà bisogno di leggere altro, mentre per tutti gli altri si può semplicemente dire che il War Metal sta al Black Metal come il Brutal Death Metal sta al Death Metal.
Roba davvero estrema insomma.
Nel caso specifico non staremo parlando dei nuovi Archgoat, ma bisogna ammettere che dal vivo si godono lo stesso.
E questa volta invece, complimenti al pubblico: pochi cellulari e tanto pogo, bravi, così deve essere ad un concerto Metal!




Si prosegue, sempre in maniera precisa e puntuale come da programma, con altro estremismo sonoro.
Ed ecco che entrano in campo i Bodyfarm: cosa aspettarsi da una band olandese che fa Death Metal, se non un distillato di Death vecchia scuola?
Tupa tupa da pogo, growl, riffing possente e poderoso, qualche piccola apertura melodica solista alla Amon Amarth di tanto in tanto: in una mare magnum fatto di ruffianerie melodiche, piuttosto che di orchestrazioni che soffocano il resto o da tecnicismi sempre più brutalmente esasperanti, i Bodyfarm dimostrano che non tutto è perduto nel Death Metal.




Dopo tanta intransigenza, con Selvans è arrivato il turno di qualcosa di più vario e sperimentale.
Ma Selvans (non più "i" Selvans) che fa di preciso?
Domanda più che lecita da parte di chi non conosce questa notevole realtà proveniente dall'Abruzzo.
Progetto nato dai Draugr (dopo quel capolavoro di Pagan/Folk Metal che risponde al nome di "De Ferro Italico"), di acqua sotto i ponti ne è passata e dal violento Black Metal a più riprese atmosferico e folkloristico di "Lupercalia", il percorso musicale con i successivi "Faunalia" e "Dark Italian Art" ha inglobato in seno sempre più influenze Progressive, Dark Sound ma non solo (impossibile non citare le citazioni/influenze Morriconiane presenti in "Magna Mater Maior Mons" e "Requiem Aprutii").
Presenza scenica di una teatralità più unica che rara, una sorprendente "Come to the Sabbath" dei Mercyful Fate ed un medley di "Inferno" dei Metamorfosi, oltre ad un inedito che strizza ancor di più l'occhio al Progressive, Selvans dimostra di essere un progetto di caratura internazionale.
Applausi.




La giornata, come state leggendo, sta andando molto bene e con i Destroyer 666 si continua su livelli molto alti.
Comincia il combo australiano ed ecco che nelle prime file non ci si fa pregare per dare il via ad un pogo molto intenso.
Accantonando eventuali ideologie politiche (dopotutto siamo un sito di musica Metal, non di analisi e discussione politica), c'è poco da dire, poco da fare: i Destroyer 666 hanno un tiro micidiale dal vivo.
Spesso sono inclusi (specialmente per i loro esordi) nel calderone del Thrash/Black Metal, influenzato dalla prima ondata del Black Metal, ma con gli ultimi lavori ormai i Destroyer sono un puro distillato di "Satanic Speed Metal", una sorta di Motorhead (o perchè no? di Exciter) in salsa Black Metal, come rimarcato dall'ottimo ultimo lavoro in studio "Never Surrender".
In tutta questa devastazione si fanno largo dei mid tempos a volte molto atmosferici, oltre a dei momenti corali intensi che mettono il sigillo ad una grande esibizione.




Ne sarebbe valsa la pena anche solo per quello che si è visto e ascoltato fino in quel momento (e vorrei bene vedere...), ma con i Death SS messi in veste di headliner a mio parere l'occasione era troppo ghiotta ed ecco che a Steve Sylvester e soci si dà più di un'ora e mezzo di tempo per sciorinare la loro arte.
Lo storico gruppo dà giustamente un po' di spazio alle sue ultime fatiche (ottime in sede live "Suspiria", "Zora" e "The Crismshon Shrine"), oltre che ad una selezione di classici estratti dai primi tre storici album e a qualche chicca molto apprezzata dai coraggiosi "Do What Thou Wilt" e "Panic".
Inutile stare a girarci intorno: i Death SS sono uno dei pochissimi gruppi della scena Metal italiana che possono realmente confrontarsi a testa alta con i nomi più importanti presenti all'estero.
Il loro repertorio, le citazioni nei confronti di una certa cultura horror e/o esoterica, i suoni, la presenza sul palco... con buona pace dei detrattori parliamo veramente di un gruppo di livello superiore, nonché di un fiore all'occhiello della scena Italiana.
Mi rendo conto che con i Death SS ho ribadito l'ovvio, però è sempre bello parlarne, no? Anche perché dubito che il lettore abituale di Metal.ìt non conosca la creatura principale di Steve Sylvester...




Dopo tutto queste chiacchiere c'è solo da aspettare e tenere d'occhio con particolare attenzione la quinta edizione dello Stige Festival, non trovate?

E se qualcuno di voi cari lettori era presente cosa ne pensate invece? Band preferite? Band eventualmente non apprezzate?

Link utili:
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https://www.facebook.com/DeathSSofficial
Report a cura di Seba Dall

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